giovedì 29 dicembre 2011

Vin Santo Occhio di Pernice 1997 - Avignonesi. Un’esperienza gusto-olfattiva unica!

Foto del 28/12/11

Ottenuto esclusivamente da uve selezionate di Prugnolo Gentile, (Sangiovese) appassite per circa sei mesi in un unico locale appositamente attrezzato.
Foto di una mia recente visita in azienda.
Dopo la pigiatura e successiva decantazione naurale, il mosto viene immesso direttamente in piccoli caratelli da 50 L. Qui fermenta, sosta ed evolve per ben dieci anni.
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Foto di una mia recente visita in azienda.
Nessun controllo, nessun intervento, nessuna analisi. Il locale d’invecchiamento è un grande sottotetto esposto a luce, caldo d’estate e freddo d’inverno. Ossidazioni, sbalzi termici ed una sapiente attesa, queste sono le caratteristiche principali per l’invecchiamento dell’Occhio di Pernice di Avignonesi.
Foto del 28/12/11
Foto del 28/12/11


Per esaltarne i profumi è consigliabile servirlo (ne basta poco, davvero poco) in un grande bicchiere da Cognac.
Di color mogano antico, ha riflessi nobili e consistenza sciropposa. È una “bomba” di profumi, sensazioni mature, evolute, caramellate, antiche, ma nello stesso tempo dona fresca eleganza e pulizia. Sempre in evoluzione, intensità e consistenza girano a livelli massimi. L’assaggio è il ricordo di una calda e cremosa sensazione di rotondità ed equilibrio tra le parti, mai stucchevole, né pesante. Si ritrovano tutte le sensazioni olfattive stampate in bocca, che deglutendo persuadono e persistono per minuti e minuti ancora.
Un’esperienza gusto-olfattiva quasi unica nel suo genere, certamente cara, ma alla quale un vero appassionato non può sottrarsi.
♥♥♥♥♥
Con il ricordo di questa grande bottiglia auguro un felice DUEMILADODICI  a tutti!




mercoledì 28 dicembre 2011

Josko Gravner - Il ritorno all’anfora.


Alcuni giorni fa a Bologna si è svolta un’interessante degustazione organizzata dall’Onav. In sala il grande Josko Gravner in persona a raccontarsi e a presentare i suoi vini. Evento non da poco avere la sua presenza, essendo egli stesso molto schivo a questo tipo di situazioni.


 (Nella foto: le etichette in degustazione)

Per parlare di lui, la sua filosofia e la sua storia, un solo post non basterebbe. Ecco, comunque, brevemente come lavora.

Dal 2001 (primo in Italia) ha iniziato a usare le anfore per la fermentazione e macerazione dei vini.
In vigna: naturale. Solo rame e zolfo, lotta integrata, letame e sovescio.

Come vinifica: (vini bianchi) - dopo la vendemmia l’uva viene diraspata, pigiata e posta con le proprie vinacce nelle anfore per la fermentazione alcolica e malolattica, con ripetute follature giornaliere. Vi rimane successivamente per circa altri sei mesi. Sì, sei mesi di macerazione sulle bucce. Dopo di che il vino viene svinato e filtrato esclusivamente per decantazione. Segue un affinamento in botte grande, che dall’anata 2007, Josko ha intenzione di far arrivare a sette anni. Avete letto bene, sette anni di botte. L’unico additivo che usa è esclusivamente solforosa, in quantità minima. Al resto, pensa unicamente la natura.

In questo video è lui stesso a spiegarci i metodi di lavorazione che utilizza.


 (Nella foto: al centro Josko Gravner)

A narrare la sua storia ci sono altri 2 vecchi video risalenti al 2001 (grazie Luigi per avermeli fatti notare) presenti anche nel sito dell’azienda.

La prima parte - la seconda parte

Questa invece una sua frase che mi ha colpito:

“La concimazione per la terra è come la droga per l’uomo; prima ti da forza poi ti uccide.”  (Josko Gravner)


(Nella foto: la degustazione)

I vini della serata: Breg 2000 (fermentato in legno), 2002 e 2004 (fermentati in anfora) - Ribolla 2002, 2003 e 2005 (fermentati in anfora)
Come sono i suoi vini? Sicuramente non per bevitori occasionali, sono assaggi che spiazzano. Probabilmente in una degustazione alla cieca verrebbero penalizzati. Altri potrebbero non riuscire ad abbinarli. Un vino che divide, o ti piace, o non lo vuoi nemmeno vedere. A me, sicuramente sono piaciuti.

Non sono bottiglie queste, che possono essere degustate e descritte in modo “tradizionale”, un po’ del loro “essere” andrebbe irrimediabilmente perso. Hanno i colori di alcuni passiti, eppure è vino secco. In perenne evoluzione nel calice, sono tanti i sentori che ho colto col passar del tempo. Hanno un tannino netto, un problema per la scheda AIS, è vino bianco.

Il mio consiglio quindi, è di provarli. Sicuramente è un’esperienza, (non per tutti positiva), ma per un enoappassionato indubbiamente da farsi. Poi magari, mi farete sapere la vostra opinione.

Incuriositi?

Il Pagliaccio - Cesare Cremonini


Sono il guardiano del Paradiso
per me si va soltanto se sei stato buono
Sono il pagliaccio e tu il bambino
nel circo ho tutto e vivo solo di quel che sono
La sera quando mi sciolgo il trucco
riscopro che sono un pagliaccio anche sotto

Ma infondo io sto bene qua tra le mie facce e la mia falsità
ma infondo io sto bene qua
trovando in quel che sono un po’ di libertà
oh no, non ridere perché
lo sai meglio di me
che non ho più voglia per risponderti perché tu sei,
sei con me…

Sono la sfera di un indovino
nei miei disegni è scritto e vedo il tuo futuro
Sono il pagliaccio e tu il bambino
farò pagare caro ad ogni uomo il suo sorriso
la sera quando mi sciolgo il trucco
riscopro che sono un pagliaccio anche sotto
e sullo specchio del camerino
mi faccio della stessa droga per cui vivo
la vanità!


Ma infondo io sto bene qua 
tra le reti del mio circo che non va
na infondo io sto bene qua
trovando in quel che sono un po’ di libertà
oh no, non ridere perché
lo sai meglio di me
che non ho più voglia per risponderti perché tu sei,
sei come me…

Per me si può definire un poeta Cesare Cremonini. Ogni sua canzone, ogni suo testo sono delle piccole opere d’arte.

martedì 27 dicembre 2011

Le Cupole 2006 - Tenuta di Trinoro. Non chiamatelo “il solito internazionale”



  • Produttore: Tenuta di Trinoro
  • Vino: Le Cupole
  • Denominazione: Rosso Toscana Igt
  • Vitigno: Cabernet Franc 47% - Cabernet Sauvignon 30% - Merlot 13.5% - Petit Verdot 9.5%
  • Annata: 2006
  • Tit. Alcolemico: 14,5% vol.
  • Prezzo:  >23 €

Non è la prima volta che assaggio questo vino, anzi è bottiglia “amica” ormai da anni. Qui, forse, il territorio prevale sulla varietà dell’uva donando al vino eleganza, struttura e bevibilità di prim’ordine. Siamo in Val d’Orcia, in provincia di Siena, più precisamente a Sarteano, nella parte più a sud della Toscana. Qui di viticoltori, di vitigni, di aziende che producono vino se ne vedono ben poche, anzi, a parte la Tenuta di Trinoro (famosa per l’inaccessibile Trinoro di Trinoro, fratello maggiore delle Cupole) non v’è altro. L’ottimo post di Franco Ziliani su Vino al Vino che vi è andato in visita, descrive al meglio la storia, il territorio e la lungimiranza del barone Andrea Franchetti, proprietario della tenuta.

Questa bottiglia in particolare era da più di due anni che aspettava nella mia cantina questo momento.

Il colore ormai granato e la sua intensità non troppo impenetrabile, che arriva alla trasparenza in unghia, già lo caratterizzano. Si muove compatto e vivo nel calice.

Al naso è intenso. Gioca su note del sottobosco, speziate, di china, cuoio, note affumicate e balsamiche. Un piacere portarlo al naso. Successivamente evolve a sentori di frutta rossa, vegetali, caffè e tabacco dolce. Bicchiere complesso, si sente il varietale, per carità non voglio certamente raccontare il contrario, tuttavia risulta mai scontato, mai legnoso, mai banale. Elegante! Questo si può dire di questo naso.

Il sorso è sapido con tannino in perfetta armonia. Le parti morbide, glicerina in primis, contrappongono e lo rendono rotondo ed avvolgente. Beva che richiama in pieno tutto ciò che sentivamo al naso, di ottima bevibilità, ha struttura tutt’altro che invadente. Chiude lungo, lasciando al palato una nota balsamica, di frutta matura e sapida.

Interessante bottiglia, che si distacca dai suoi “simili” per la buona bevibilità, per il legno ed il frutto mai scontati, la quale può vantare ancora parecchi anni di invecchiamento.

Non chiamatelo dunque “Il solito internazionale”.

♥♥♥♥

venerdì 23 dicembre 2011

Nebbiolo d’Alba Valmaggiore 2006 - Sandrone Luciano

Nebbiolo d’Alba Valmaggiore 2006 - Sandrone Luciano
Un nebbiolo modernista, tecnico, che tuttavia ha stoffa e struttura invidiabili. Meriterebbe ulteriore approfondimento, più spazio, alcune note gustative. Semplicemente provatelo.
Qui ho parlato del suo fratello maggiore, il Barolo le Vigne 2001
(Taken with instagram)

Un nebbiolo modernista, tecnico, che tuttavia ha stoffa e struttura invidiabili. Meriterebbe ulteriore approfondimento, più spazio, alcune note gustative. Semplicemente provatelo.

Qui ho parlato del suo fratello maggiore, il Barolo le Vigne 2001

(Taken with instagram)

mercoledì 14 dicembre 2011

Barbaresco Riserva Montestefano 2004 - Produttori del Barbaresco



  • Produttore: Produttori del Barbaresco
  • Vino: Barbaresco Riserva Montestefano
  • Denominazione: Barbaresco DOCG
  • Vitigno: Nebbiolo 100%
  • Annata: 2004
  • Tit. Alcolemico: 14% vol.
  • Prezzo: > 25 €
  • Url: produttoridelbarbaresco.com
La cantina dei Produttori del Barbaresco è una delle più antiche cantine sociali esistenti. Ad essa, ed al primo fondatore Domizio Cavazza, va ufficialmente il merito del nome “Barbaresco” in etichetta al Nebbiolo coltivato nell’omonima cittadina. Dando così territorialità e lustro sia a questo piccolo borgo che al vitigno, che qui ben si distingue dallo stesso coltivato nella vicina Barolo. Questa cantina vanta inoltre ben nove tra i grandi vigneti o “Cru” del comune, ovvero: Asili, Moccagatta, Montefico, Montestefano, Ovello, Pajè, Pora, Rabajà e Rio Sordo. Il Montestefano in particolare, come si trova scritto nell’Atlante delle Vigne di Langa (Slow Food editore), è uno tra i primi “Cru” ad essere stato vinificato in purezza, il cui nome venne poi riportato in etichetta. È considerato non a torto “il più Barolo tra i Barbareschi” poiché genera vini più strutturati, persistenti e longevi.

Questa riserva 2004 ne è un grande esempio, perfettamente granato, di giusta trasparenza, limpido e dall’unghia mattone. Ruotando il calice si muove con armonica compattezza.

Inconfondibile al naso, china, balsamicità ed una chiara nota mentolata lo caratterizzano. Frutta rossa matura, prugna, cuoio, liquirizia e fini note eteree gli rendono nobiltà, intensità ed eleganza. Profumi di razza, che invitano e rassicurano.

L’assaggio risulta in equilibrio, anche se tannino ed acidità ne sono ancora la colonna portante e ne garantiscono grande longevità. Ha struttura ed eleganza di alto livello. Intenso, colpisce per la fresca bevibilità. In bocca ha piena corrispondenza con il naso, chiude lungo, lasciando piacevoli e freschi sentori di china e menta. Fantastica espressione sia dell’annata, (buona, ma non tra le migliori) che del territorio. Questo “Cru” Montestefano è vivo, fresco e longevo. Da bere e ribere. Ad averne!

In abbinamento ad un secondo piatto come il fagiano alla cacciatora si sposa meravigliosamente, provatelo.
Unico accorgimento è quello di aprirlo almeno 2/3 ore prima. Nel mio caso, inizialmente era chiuso e spigoloso. D’altra parte sono bottiglie che richiedono la giusta attesa, no?
♥♥♥♥+

venerdì 2 dicembre 2011

A cena con Sanfereolo - Piccole grandi emozioni!



Questo solo per dire che ieri sera in pieno centro di Bologna si è tenuta una piacevole ed “intima” verticale di Sanfereolo.  Una mia visita in azienda la racconto qui. Il suo Dolcetto è uno “spettacolo”, non ci sono classifiche, tutte le annate hanno da raccontare una loro storia. La storia del territorio, di quel millesimo e della filosofia della produttrice. Ogni bottiglia ha un suo piccolo mondo dove ad occhi chiusi ci si può immerge sicuri. Piccoli mondi uniti però da un filo conduttore comune, il “suo” Dolcetto di Dogliani.

Ma non è solo questo, ancor più impagabile è trascorrere una serata in compagnia di Nicoletta. Sentirla raccontarsi e raccontare il suo Dolcetto, cogliere le emozioni che prova e le sfide superate.
Forse mi ripeterò, ma queste serate, queste persone sono la linfa vitale di questa mia piccola passione per il vino, ed ogni volta mi regalano EMOZIONI PURE.

Dimenticavo, a fine serata è stato servito anche il Langhe bianco Coste di Riavolo (Riesling e Gewurztraminer). C’è chi ha fatto l’ola. Provatelo, vi stupirà.

giovedì 1 dicembre 2011

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 1997 - Poderi Sanguineto




Ormai è di nostra consuetudine, nelle serate giuste, avere sul tavolo alcune bottiglie coperte. È interessante e didattico ragionare, cercar di arrivare al vitigno, all’annata o alla regione, ma soprattutto farsi EMOZIONARE da quella bottiglia senza aver d’innanzi l’etichetta a darti condizioni.

L’annata la sapevamo, 1997. Apriamo la bottiglia e la versiamo direttamente nel calice. Inizialmente una certa balsamicità ed alcuni richiami ci portavano a pensare al Nebbiolo. Poi cambia leggermente e qualcuno dice: “Se non è Nebbiolo è suo cugino, il Sangiovese”. Un continuo vortice di ricordi di uno e dell’altro vitigno (impressionante quanto si possano assomigliare queste due grandi realtà andando in vecchiaia). Elegante, di grande bevibilità e nello stesso tempo ancora e più che mai vivo. Finalmente si apre e si fa riconoscere, qui c’è Sangiovese, ops, Prugnolo gentile. Qui c’è la Toscana che mi piace.

Inutile andare oltre, scopriamo la bottiglia e sbalorditi esultiamo: È il Nobile Riserva 1997 di Poderi Sanguineto! Un vino fantastico, magari non della struttura del Barolo o di un grande Brunello, ma un vino altrettanto importante, elegante, territoriale, beva e profumi nobili, insomma una bottiglia che mi ha dato le EMOZIONI che da tempo stavo ricercano.

Ricordo ancora nel finale un sentore netto di bastone di liquirizia. Ricordo le parole di Dora che all’ultima visita ci disse che il suo Montepulciano regala il meglio quando si sente proprio questo sentore. Semplicemente grazie Dora.
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