• Produttore: Tenuta di Trinoro
  • Vino: Le Cupole
  • Denominazione: Rosso Toscana Igt
  • Vitigno: Cabernet Franc 47% - Cabernet Sauvignon 30% - Merlot 13.5% - Petit Verdot 9.5%
  • Annata: 2006
  • Tit. Alcolemico: 14,5% vol.
  • Prezzo:  >23 €

Non è la prima volta che assaggio questo vino, anzi è bottiglia “amica” ormai da anni. Qui, forse, il territorio prevale sulla varietà dell’uva donando al vino eleganza, struttura e bevibilità di prim’ordine. Siamo in Val d’Orcia, in provincia di Siena, più precisamente a Sarteano, nella parte più a sud della Toscana. Qui di viticoltori, di vitigni, di aziende che producono vino se ne vedono ben poche, anzi, a parte la Tenuta di Trinoro (famosa per l’inaccessibile Trinoro di Trinoro, fratello maggiore delle Cupole) non v’è altro. L’ottimo post di Franco Ziliani su Vino al Vino che vi è andato in visita, descrive al meglio la storia, il territorio e la lungimiranza del barone Andrea Franchetti, proprietario della tenuta.

Questa bottiglia in particolare era da più di due anni che aspettava nella mia cantina questo momento.

Il colore ormai granato e la sua intensità non troppo impenetrabile, che arriva alla trasparenza in unghia, già lo caratterizzano. Si muove compatto e vivo nel calice.

Al naso è intenso. Gioca su note del sottobosco, speziate, di china, cuoio, note affumicate e balsamiche. Un piacere portarlo al naso. Successivamente evolve a sentori di frutta rossa, vegetali, caffè e tabacco dolce. Bicchiere complesso, si sente il varietale, per carità non voglio certamente raccontare il contrario, tuttavia risulta mai scontato, mai legnoso, mai banale. Elegante! Questo si può dire di questo naso.

Il sorso è sapido con tannino in perfetta armonia. Le parti morbide, glicerina in primis, contrappongono e lo rendono rotondo ed avvolgente. Beva che richiama in pieno tutto ciò che sentivamo al naso, di ottima bevibilità, ha struttura tutt’altro che invadente. Chiude lungo, lasciando al palato una nota balsamica, di frutta matura e sapida.

Interessante bottiglia, che si distacca dai suoi “simili” per la buona bevibilità, per il legno ed il frutto mai scontati, la quale può vantare ancora parecchi anni di invecchiamento.

Non chiamatelo dunque “Il solito internazionale”.

♥♥♥♥