lunedì 7 maggio 2012

Dinavolino 2010 - Az. Agr. Denavolo. Dominatore della volatile!

  • Produttore: Az. Agr. Denavolo
  • Vino: Dinavolino
  • Denominazione: Vino Bianco V.D.T.
  • Vitigno: Malvasia di Candia aromatica, Ortrugo, Marsanne, altro vitigno non identificato
  • Annata: 2010
  • Tit. Alcolemico 11,5% vol
  • Prezzo: < 13 €
  • Url: denavolo.blogspot.it
L'azienda Denavolo di proprietà di Giulio Armani, noto ai più per essere l'enologo de La Stoppa, ha dal 2005 intrapreso una propria avventura vitivinicola creando nel piacentino, da soli vitigni a bacca bianca, due etichette: il Dinavolo, fratello maggiore, ed il Dinavolino appunto. Le vigne sono a conduzione biologica, le vinificazioni riprendono le antiche usanze della tradizione. Lunga macerazione sulle bucce, niente solforosa in vinificazione, nessun controllo delle temperature, niente travasi, tantomeno filtrazioni.

Questi vini, anche chiamati "Orange Wine", per via appunto della lunga macerazione a contatto con le bucce, nel calice si muovono compatti sulle tonalità dell'ambra. Il Dinavolino, leggermente velato, al naso sorprende, sicuramente spiazza. In primis ha una pungenza estrema, senza dubbio da elevata acidità volatile - voluta* - non certo per nasi poco avvezzi. Seguono agrumi dolci e fiori in macerazione, miele, rosmarino, salvia e capperi. Non siamo certamente di fronte a quello che in molti si aspetterebbero da un vino bianco ambra tecnico, se poi aggiungiamo una sapidità tipica del mare, note di infusione, si potrebbe rimanere interdettiIl sorso inizialmente è salato. Con l'aumentare della temperatura risulterà poi più equilibrato ed avvolgente (sono bottiglie che vanno aperte per tempo ed aspettate). Vibrante, ha tannino percettibile ed acidità elevata, tuttavia ha grande bevibilità e netta corrispondenza con il naso. Intensità e complessità olfattiva. Struttura e severa piacevolezza in bocca e tanta vita davanti.

Per la sua tipologia e per gli amanti del genere, una gran bella esperienza insomma. Ma non per tutti, effettivamente se penso con chi potrei condividere questa bottiglia il cerchio si restringerebbe di molto. Forse è ancora presto, forse questa è solo l'alba dei dominatori della volatile

Infine mi domando se sia questa la strada giusta da percorrere o se sia solamente una forma di estremismo. Su questo sono ancora confuso.

♥♥♥♡

Annata riconoscibile solamente dal tappo.


* Alcuni produttori, come appunto Giulio Armani, qui una sua intervista, ricercano una leggera acidità volatile perché, se a dosi moderate e comunque non al disopra dei massimi stabiliti dalla legislazione CEE, regala intensità, amplifica i sentori e la freschezza.

8 commenti:

  1. Non ho capito se, alla fine, ti è piaciuto o no...

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    1. Gabriele, eravamo in due, io e la mia compagna. Lei non ha finito il secondo bicchiere, il resto della bottiglia me la sono finita io in serata. Direi che mi è piaciuta, rimane comunque una bevuta difficile, non adatta al bevitore occasionale, o per lo meno va preventivamente spiegata. Questo, sempre secondo il mio parere.

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  2. Riccardo, l'avevo già sentito al Gusto Nudo 2012 e l'ho risentito l'anno scorso alla Cineteca, in una serata con Nossiter.
    C'erano anche l'Ageno, un bianco della Distesa e il Dinavolo.
    Decisamente perdeva il confronto.
    fabrizio

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    1. Sono d'accordo, il Dinavolo e l'Ageno sono certamente sopra, anche perché il Dinavolino vuole essere il vino di "entrata" della cantina, anche se non mi piace troppo questo concetto.
      Ultimamente invece trovo maggiori soddisfazioni nei vini minori, soprattutto in questa categoria, perché spesso riescono ad avere un equilibrio più immediato. Del Dinavolo, ad esempio, inizia ora a distendersi ed avere un certo equilibrio la 2006.
      Dei vini della Distesa, niente da dire, sono ottimi. Il Nur - vino d'entrata - in certe annate è grandioso.
      Grazie per essere passato Fabrizio.

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  3. Bevuto due settimane fa come assaggio offerto dall'oste a fine cena. Dopo una bottiglia di champagne , un nicolas Joly e un barbaresco di albino rocca in due avrebbe potuto passare in secondo piano e invece mi è piaciuto. Al naso ho riconosciuto subito la mavasia.
    Sicuramente da riprovare.
    Ciao
    Lorenzo Nodari

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    1. Queste sì che sono soddisfazioni. Quando capitano a me questi eventi, sbalordisco sempre.
      Grazie per il contributo e per essere passato Lorenzo.

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  4. Seguo (nel senso che bevo) il Dinavolino da qualche tempo, cioè da quando ho cominciato a bere i vini "naturali" ed in particolare i vini macerati ("orange"). Inizialmente mi piaceva molto (più del Dinavolo), poi è uscito il Catavela, che per pochi spicci di risparmio mi è risultato molto meno buono e poi l'annata successiva del Dinavolino mi è sembrata più acquosa. Morale: avevo smesso di berlo per orientarmi su altri "oranges". Da un paio di settimane sto bevendo l'annata attualmente a disposizione dell'enoteca dove lo bevo (non ricordo l'annata) e l'ho ritrovato come ai vecchi tempi (o quasi). Per me è normale bere questi vini "saporiti" ed anzi non bevo più quelli "normali". Però ogni volta che li faccio assaggiare la gente fa una smorfia e non finisce di bere il bicchiere. O il tempo mi ha azzerato le papille o significa che bisogna (ri)abituarsi ai sapori del frutto. Camillo

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  5. Sono vini che mutano parecchio, sentendo le stagioni. In più hanno bisogno di essere aspettati: impiegano tempo ad avere un loro equilibrio. Certo, non sono semplici e non tutte le bottiglie sono felici. Dividono parecchio. Dal Catavela ho avuto diverse sorprese, alcune positive, altre meno.
    A Gustonudo ho sentito una verticale di Denavolo e tutto questo mi è stato chiaro.

    Capita lo stesso anche a me, se presento alcuni vini agli amici, non li bevono.
    Veniamo da anni in cui il gusto del vino ha subito un grossa omologazione. Concordo, dobbiamo riabituarci ai sapori, anche se un difetto resta sempre tale. Tenerlo presente è fondamentale.

    Grazie di essere passato e per il contributo Camillo.

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