venerdì 28 settembre 2012

Alla ricerca del bambino - ovvero, la controrivoluzione del vino.


"Lo so, me ne rendo conto: il mio è un sogno di una controrivoluzione. Ma è un sogno di cui, assolutamente, non possiamo fare a meno. Forse nella stessa misura in cui riusciremo a trasformare questo sogno del vino genuino e artigianale, in una realtà, riusciremo anche ad arginare, e poi ad annullare, lo spaventoso progresso degli inquinamenti dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo, dei fiumi, delle spiagge e delle campagne, tutto il veleno che ci minaccia di morte. Man soll das Kind nicht mit dem Badewasser ausleeren, dice un proverbio tedesco: Non bisogna gettare con l'acqua del bagno anche il bambino.
La civiltà industriale ha compiuto, in questo secolo, e, da noi, in questi ultimi venticinque anni, un enorme passo avanti: ma non si è accorta di avere modificato, delle costumanze antiche, anche quelle che non era necessario modificare: non si è accorta di avere distrutto anche ciò che sarebbe stato bene e che, anzi, era indispensabile conservare: non si è accorta di aver perso di vista, nella furia devastatrice e progressiva, lo scopo ultimo di sé stessa come di qualunque altra civiltà, e cioè il bene supremo della vita, la sanità e la felicità, tutta la libertà possibile all'individuo umano.
La rinuncia al vino vero è, almeno per noi italiani, soltanto uno dei sintomi di questa tremenda follia. Dobbiamo, ad ogni costo, tornare indietro: dobbiamo ritrovare il bambino che abbiamo gettato." 
"Mario Soldati - Vino Al Vino"



Erano i primi anni 70' quando Mario Soldati viaggiava per l'Italia alla ricerca del vino vero, del vino genuino. Non oggi. Il risultato fu un capolavoro letterario: Vino al Vino appunto. Queste righe (molte altre meriterebbero di essere condivise) mi hanno fatto riflettere sul mio percorso, sul mio approccio, su quello che sto comunicando e sull'idea che sto portando avanti in questo blog. Nel mio piccolo ed a mio modo, non sto che ripercorrendo l'idea e il concetto che Soldati oltre quarant'anni prima cercava di approfondire, per poi trasmettere.


C'è ancora speranza quindi. Oggi qualcuno (in realtà non siamo in pochi) è alla ricerca, promuove ed incoraggia la riscoperta del vino "artigianale, genuino, territoriale, tipico, etico". Certo, la richiesta è tanta, e di quella tipologia non c'è una grande offerta, oppure bisogna saperla cercare, ma è anche vero che molti, non "perdono" il loro tempo ad addentrarsi in questa tematica: "Che vino desiderano i signori?" "Ce l'avete quello della casa?" "Certamente, ottima scelta!". Ad ognuno il suo vino.

C'è il bisogno di riscoprire il gusto, il proprio gusto. Di intraprendere un nuovo percorso, voltandosi per guardare indietro ed in parte ripercorrere la propria strada e, col tempo, seguirne una nuova, vera, autentica e personale.

Io, nel mio percorso, cercherò di ritrovare anche quel bambino.


P.s. Vien da sé, che dal vino, questo argomento si può ben espandere ed adattare a molti e ben più articolati argomenti.

lunedì 24 settembre 2012

Intervista ad Enrico Togni - viticoltore di montagna della Valcamonica.

Era da un po' di tempo che pensavo di aprire una sezione del blog dedicata alle interviste ai produttori. L'idea è quella di dare spazio proprio a chi il vino lo produce, a chi se la sente, a chi ha voglia di raccontarsi e, per una volta, ascoltare loro, piuttosto che il loro vino. Perché credo fermamente che l'anima del vino stia appunto in chi lo crea. Che gustando una bottiglia della quale si conosce il padre o la madre, si riesca a comprenderla fino in fondo.

Il primo vignaiolo al quale ho pensato è Enrico, dell'Azienda Togni Rebaioli, conosciuto di persona in Valcamonica in occasione della degustazione di alcuni vini delle aziende camune e della presentazione del suo ultimo nato: il San Valentino, un vino ottenuto dal "riscoperto" vitigno Erbanno

Ecco quindi le dieci domande a cui Enrico ha gentilmente risposto:




1 - Come è iniziata la tua passione per la vigna, per il vino e cosa ti ha spinto a volerlo fare di mestiere?
Fin da piccolo ero appasionato di campagna, in special modo di animali, il mio sogno era quello di fare il veterinario. Poi da grande le cose cambiano, ma la passione per gli animali (cani e cavalli in primis) è restata. Avevo un cane con cui facevo soccorso, Nike, una femmina di Schanuzer gigante che porterò sempre nel cuore. Poichè necessitava di esercizio fisico la portavo quotidianemente in vigna, ed un giorno, mi sono fermato a potare e non ho più smesso.


2 - Raccontaci brevemente da quanto tempo è radicata la viticultura in Valcamonica e come si è evoluta fino ad ora.
In valle la viticoltura risale al tempo dei romani, ha sempre rappresentato una base dell'economia camuna, un'economia prevalentemente agricola fino alla metà del secolo scorso, quando, nel dopoguerra, la valle divenne polo d'eccellenza per la siderurgia e il tessile. Avvenne quindi che la gente abbandonò le campagne per un lavoro ed un reddito meno faticoso e più sicuro. Nel 1956 gli ettari vitati erano 2506, nel 1999 ne restavano solo 85. Oggi siamo a crica 200.


3 - Raccontaci del vitigno "Erbanno", della sua riscoperta, delle tue scelta di gestione e produttive. Essendo il primo ed unico a coltivarlo in assoluto.
Premetto che utilizzare il termine autoctono per l'Erbanno è ancora precipitoso, noi preferiamo definirlo tradizionale. Tutto cominciò nel 2002, mia prima e disastrosa annata. Ai tempi studiavo ancora e non gestivo direttamente il vigneto, era un momento di passaggio dalla gestione di mia madre alla mia. In ogni caso, il 2002 fu un'annata particolarmente piovosa e la peronospora la fece da padrona. L'unico vitigno che resistette bene fu l'erbanno che ancora non sapevo cosa fosse. Nel 2003 censii le piante presenti nel vigneto del nonno, vigneto tradizionale e quindi polivarietale, oltrettutto con piante da selezione massale con notevole diversità tra un individuo e l'altro. Per questo lavoro utilizzai un libro "Antichi vitigni bresciani" dei Dott. Scienza e Villa. Nel libro erano indicati come autoctoni tre vitigni camuni: il Valcamonec, la Sebinia e l'Erbanno (così chiamato perché presente solo nell'areale del paese di Erbanno). Individuai circa una quarantina di piante le cui uve vennero portate al centro vitivinicolo provinciale per effettuare delle micro-vinificazioni. I risultati furono incoraggianti e nell'inverno 2004 prendemmo i tralci e li portammo dal vivaista per procedere all'innesto. Nel 2006 le mettemmo a dimora e nel 2010 vendemmiammo per la prima volta. Poiché nel 2002 il vitigno aveva tollerato bene la peronospora, partimmo da questo concetto a decidemmo di metterlo alla prova, fino al 2011 quando non lo trattammo mai. Oggi lo trattiamo tre volte l'anno con rame e zolfo allo scopo di prevenire la possibiltà di creare ceppi di peronospora resistenti.


4 - Come vedi ora la viticoltura ed i viticoltori in Valcamonica e cosa ti aspetti per il futuro?
Diciamo che ci impegnamo! Scherzi a perte le potenzialità sono notevoli, la valle è la più lunga vallata lombarda e presenta quindi condizioni ideali per la produzione di differenti tipologie di vini. È però necessario un attento lavoro di zonazione per capire cose viene bene e dove, lavoro che abbiamo già cominciato e che speriamo possa dare presto i suoi frutti. C'è molto entusiasmo sia tra noi viticoltori che tra i consumatori, i risultati raggiunti anno per anno sono incoraggianti anche se le riserve da sciogliere sono ancora molte.


5 - Quali sono i vitigni più coltivati in valle, quali più la rappresentano e quali eventualmente abbandoneresti?
Al momento il disciplinare per il bianco prevede: Riesling renano, Muller Turghau e Incrocio Manzoni 6013. Personalmente credo che il Riesling sia quello che alla lunga darà i risultati migliori, ma al momento l'incrocio manzoni è quello che ha riscosso maggiore successo in forza anche della sua facilità di coltivazione rispetto agli altri. Per il rosso: Merlot e Marzemino. Questa scelta è stata necessaria perché al momento di stilare il disciplinare, dai dati del censimento, questi risultavano essere i vitigni a bacca rossa maggiormente presenti. Per quanto riguarda il Marzemino lo ritengo un ottimo vitigno, ideale per rossi non troppo impegnativi e da consumarsi giovani. Necessita però di altri sistemi di allevamento che ne rispettino la fisiologia, per esempio la pergola trentina. Il Merlot è la scuola guida del viticoltore, ma credo che fare del Merlot e fare un buon Merlot, sia la cosa più difficile al mondo, non foss'altro perché ti devi confrontare col mondo. Personalmente lo coltivo ma la mia idea è quella di abbandonarlo per concentrarmi solo su tre vitigni tradizionali della zona: Barbera, Nebbiolo ed Erbanno. Le ragioni sono sia di carattere agronomico - i tre vitigni si adattano bene alla zona e non necessitano di troppi trattamenti - sia di carattere economico. La forbice dei prezzi sul mercato di questi vini è meno ampia che non quella del Merlot.


6 - Qual'è la tua opinione e qual è il tuo approccio al vino naturale, al biologico ed alla biodinamica?
Il vino naturale non esiste, il vino è frutto del lavoro dell'uomo. Il sistema vigneto in natura non esiste, la vite è una liana e in quanto tale ha un unico scopo, propagarsi. Tutte le attività poste in essere dall'uomo per produrre vino, vanno contro la fisiologia della pianta e, quindi, contro natura. Detto ciò è comunque indubbio che l'uomo non può combattere con la natura, sarebbe una battaglia persa in partenza. Scopo del buon agricoltore credo debba essere quello di rispettare la natura, nel bene e nel male, accettare la fallibilità del proprio lavoro ed adattarsi alle condizioni ambientali. Partire col presupposto di fare una cosa senza sapere come andrà la stagione è a mio personale avviso sbagliato. È la tecnica che si deve adattare all'annata e non viceversa, sia in cantina che in campagna. Questo non vuole assolutamente dire ammetere l'utilizzo di tutto e di più, vuol dire saper usare la testa, preferire pratiche agronomiche alla chimica e ridurre il più possbile le fonti di inquinamento. Io non uso lieviti selezionati nè solforosa in fermentazione, la seconda viene aggiunta se e quando necessario sempre in piccole dosi, in campagna uso rame, zolfo e molte pratiche agronomiche. Ciò nonostante non mi considero bio qualcosa, nè è mia intenzione chiedere alcuna certificazione perchè, personalmente, credo più nelle persone che nelle certificazioni. Per me sarebbero una spesa in più e non cambierebbero il mio modo di lavorare e di interpretare il mio lavoro.


7 - Quanto è importante il consorzio di tutela del vino ad indicazione geografica tipica Valcamonica, ultimo nato tra i consorzi associati all'ente Vini Bresciani? E qual è il consiglio che vorresti dare loro?
L'unione fa la forza, soprattutto quando si è piccoli e si conta poco o niente in provincia e regione. Personalmente produco tutti vini da tavola, ma sono tra i fondatori del consorzio e non me ne andrò. Ovviamente la vita consortile non è facile, ma è dal costante confronto che le cose possono progredire. Gli sforzi del consorzio, nato come ente di tutela e promozione, si stanno indirizzando soprattutto verso la funzione di garante della qualità dei vini, infatti ci siamo dotati di una commissione interna di degustazione, terza rispetto ai produttori, che avrà lo scopo di comunicare al consumatore, attraverso l'utilizzo del logo consortile, quali vini abbiano passato con successo il suo esame e siano quindi organoletticamente corretti.


8 - Si è da poco conclusa la presentazione del tuo ultimo vino nato, il "San Valentino" (Erbanno in purezza) e della degustazione dei vini della Valcamonica "L'alt(r)a Lombardia", evento al quale  hanno partecipato tra l'altro giornalisti, blogger e appassionati legati alla comunicazione attraverso il web. Quanto è importante per te questo tipo di approccio e cosa ti aspetti dopo questi eventi?
Sinceramente fino a tre anni fa nemmeno sapevo cosa fosse un blog, poi col tempo ho capito soprattutto quale fosse la loro potenzialità e quella del web. Ritengo quindi che siano una fonte ormai necessaria di informazioni, ma che necessiterà sempre e comunque della conoscenza diretta di chi le cose le scrive. Gegustare un vino a casa da soli e farlo in compagnia del produttore in vigna o in cantina è una cosa totalmente differente.  Ecco perchè si è deciso di organizzare la degustazione e la presentazione del vino in valle, perché è solo conoscendo il territorio e le persone che lo lavorano che si potranno realmente apprezzare gli sforzi compiuti quotidianamente. Per il futuro abbiamo già altre cose in programma che sicuramente vi stupiranno.


9 - Hai alcune righe a disposizione per convincerci a visitare la tua terra, apprezzare i suoi prodotti e venirti a trovare? Conquistaci!
È un territorio stupendo, che consente di vivere la montagna a 360 gradi in ogni stagione. Qui è possibile fare escursioni, arrampicate, sciare (anche d'estate in ghiacciaio), andare alle terme, praticare sport sul lago, mangiare e bere bene. Anche da altre parti, direte voi, ma solo qui potete vedere il più imporatnte sito nazionale  per le incisoni rupestri, il più grande insediamento romano dell'arco alpino, ripercorrere i sentieri della guerra bianca (la guerra in Adamello), visitare le numerose chiese romaniche e la celeberrima via crucis di Cerveno. Convinti?


10 - Cosa vuoi dire al consumatore finale ad all'appassionato di vino?
Di usare la testa e i propri sensi, non farsi condizionare da chi crede di saperne di più, una cosa è buona se piace a me e non se mi hanno detto che è buona. Di essere curiosi, assaggiare e partecipare alle manifestazioni con lo spirito di conoscere ed imparare. Di dire al produttore quello che si pensa, con garbo e nel rispetto del lavoro altrui, ma di dirlo perché fingere per cortesia farà credere al produttore di essere sulla buona strada quando magari non è così che la pensate.


Grazie Enrico, per la tua disponibilità e per averci fatto entrare nella tua Valcamonica.

martedì 18 settembre 2012

Mi presento: sono un vino rivedibile e mi chiamo Foradori 2008


  • Produttore: Elisabetta Foradori
  • Vino: Foradori
  • Denominazione: Vigneti delle Dolomiti IGT 
  • Vitigno: Teroldego 100%
  • Annata: 2008
  • Tit. Alcolemico: 13%
  • Prezzo: < 14 € - comprato in cantina
  • Url: www.elisabettaforadori.com

Certo che essere uno dei fratelli del Granato, non è facile. Le persone si aspettano comunque qualcosa da te, anche se sei il più piccolo, anche se effettivamente non vuoi assomigliare a nessuno dei tuoi fratelli e nemmeno esserlo, anzi. In più, ti devi portare come una cicatrice la scritta “sono un vino rivedibile". Ma questo, non è uno sfregio, è una ribellione, un vanto. Ora, non ho trovato indispensabile andare a documentarmi sul motivo di questo declassamento. Colore, profumi, struttura, tipicità? Non possono essere quelle il problema. Secondo il mio parere ci dev'essere qualcosa da rivedere su alcuni parametri del disciplinare, oppure su chi esegue i test. Che l'abbiano trovato "troppo buono?"

Il Foradori proviene da alcune diverse parcelle dei vigneti aziendali. Fermenta in vasche aperte ed in parte in botte. Successivamente matura in barrique ed in botti di varie dimensioni, ed acciaio per 12/15 mesi. Io l'ho trovato tipico e riconoscibile.

Rosso impenetrabile e violaceo nello sfumare. Intenso, piacevole, ha sentori tipici del vitigno. Mirtillo, cannella, muschio, note speziate e balsamiche. Ricordi di pasticceria e tocchi vanigliati. In bocca è vellutato e balsamico, con tannino morbido ed equilibrato. Gustoso e piacevole. Discretamente lungo e sapido nel finale. Bevibilità, fluidità, tipicità ed eleganza.

Dimenticavo: stiamo parlando di Elisabetta Foradori, una delle signore italiane della biodinamica. Nessun tipo di stonatura, nessuna riduzione, né tanto meno difetti, niente.
♥♥

mercoledì 12 settembre 2012

Mi dissero: "Stai attento, il Barbacarlo crea dipendenza!" Avevano ragione.


  • Produttore: Az. Ag. Barbacarlo di Lino Maga
  • Vino: Barbacarlo
  • Denominazione: Provincia di Pavia Rosso I.G.T.
  • Vitigno: Croatina - Uva Rara - Vespolina
  • Annata: 2009
  • Tit. Alcolemico 14,80% vol
  • Prezzo: < 30 € - Comprato in Enoteca

Premetto che a breve, al novantanove per cento, riuscirò ad andare da Lino Maga per conoscerlo di persona, per scoprire il territorio e per degustare i suoi vini - lo sento, sarà un'esperienza indimenticabile - e probabilmente, a questo post, ne seguirà un altro.

Sono venuto a conoscenza di questo vino grazie a Twitter ed alcuni Wine-blogger amici, dai quali viene descritto e raccontato in modo appassionante e sincero. Ora: le aspettative sono alte, ne ho sempre e solo sentito parlare bene, leggerne mi ha appassionato. Potrà deludermi ora che ce l'ho nel calice? Niente affatto!

Piccola etichetta pieghevole - consigliata la lettura.

Ci sono alcune bevute che hanno bisogno di un secondo o terzo assaggio per essere comprese ed amate. Non il Barbacarlo! L'etichetta, il nome, il fascino, tutto, ricrea un'atmosfera antica e fiabesca. 

Impenetrabile, ematico e misterioso di colore, al naso emoziona, con un ventaglio olfattivo immenso. È intenso oltre alle mie aspettative. Spartano, territoriale, gustoso e genuino. È vino fermo. Si perché, ad ogni annata è differente, potrebbe essere mosso, frizzante o appunto, come questa bottiglia, fermo. Un vino nato per il cibo, in bocca è gustoso, equilibrato e succulento. Una bevuta, per la sua tipologia, completa e definitiva, in ogni suo lato.

Il Barbacarlo l'ho vissuto come un'esperienza gustativa. Certo, non si tratta di un grande Barolo o di un Brunello, anche se vorrei sentirne una bottiglia vecchia, prima di affermarlo. Un'esperienza, perché ha avuto la capacità di riportarmi al passato. Da dove proviene il vino. Accompagnandomi con le emozioni, da lì, fino ai giorni nostri. In poche parole, il Barbacarlo è un vino nostalgico e unico.

♥♥♥♥

giovedì 6 settembre 2012

Classificate le annate del vino di tutto il mondo. Dove? In un'app.

Essere amante del vino e della tecnologia allo stesso momento, porta anche a questo. Pochi giorni fa, curiosando per l'app store alla ricerca di qualcosa di interessante sul vino, mi sono imbattuto in questa app, dal nome "Annate dei vini". Così l'ho scaricata - 0,79 cent - ed installata nel telefono. Un'app utile e interessante per "l'enoappassionato" 2.0. alla continua ricerca dell'annata perfetta, soprattutto se ormai lontana. Per una consultazione rapida e dinamica, ovunque ci si trovi. Per Apple ed Android.

Riporta circa 4.300 valutazioni sulle annate dal 1912 al 2011 suddivise per diversi paesi a livello mondiale, coprendo 130 regioni vinicole. Ha una funzione di ricerca ed un indice A-Z. Certo, ha ancora qualche pecca ed alcuni buchi da colmare, soprattutto per le più storiche denominazioni, dove non si può fare di tutta un'erba un fascio. Soprattutto su alcune zone italiane.

Quindi: se volete essere sicuri di prendere la bottiglia giusta in enoteca, se al ristorante siete indecisi tra un Barolo del 1990 o del 1991, se volete stupire gli amici dicendo che in Sud Africa una delle migliori annate dal 2000 ad ora, è proprio la 2003, allora, di questa app non potete farne a meno.

Solo un dubbio mi coglie: saranno veritiere le valutazioni riportate? Agli esperti l'ardua sentenza.

lunedì 3 settembre 2012

Una tranquilla domenica di paura emiliana - Fontana dei Boschi, Vittorio Graziano.


  • Produttore: Vittorio Graziano
  • Vino: Fontana Dei Boschi
  • Denominazione: Emilia I.G.T. Lambrusco
  • Vitigno: Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
  • Annata: N.D.
  • Tit. Alcolemico 12% vol
  • Prezzo: < 8 € - Comprato in cantina 
Domenica + pranzo (nel bolognese) = Lambrusco. Scendo in cantina per prendere il vino e noto che la capsula di una delle bottiglie di Fontana dei Boschi, sembra tirata e allungata. Incuriosito la taglio, ed effettivamente noto che il tappo è uscito dal collo della bottiglia di cinque, sei millimetri. Forse a causa di una cattiva conservazione in cantina, penso! Impaurito e curioso, la raffreddo col cestello, dopo alcuni minuti la apro e la verso nel bicchiere. È lui, il Lambrusco di Vittorio Graziano che da sempre  ricordo. Con sentori di frutta rossa, muschiati, speziati e terrosi. Piacevole, rustico, austero e territoriale come sempre. #Unospettacolo, tra i miei preferiti! Forse, solo con meno freschezza. Forse!

Essendo un vino ottenuto da rifermentazione in bottiglia e con metodi di lavorazione naturali, con la sola aggiunta di solforosa e niente più, ho pensato non abbia sopportato in pieno questa calda e torrida estate. Colpa mia, non l'ho tenuta come dovevo. Con essa altre due sue sorelle avevano lo stesso problema. Almeno altre venti bottiglie erano nello stesso locale. Dopo un controllo: nessun'altra, anche da vinificazione convenzionale, anche vini fermi, hanno avuto questo inconveniente. Una rifermentazione? Un'espansione del volume del vino dovuto all'aumento della temperatura? Nessun vino ha preso luce, ed al massimo i gradi saranno saliti a 24 - 25 nei giorni più caldi. Non saprei, non sono un tecnico. Se qualcuno può spiegarmi, ne sarei felice. Cosa potrebbe succedere alle altre due bottiglie? Cosa vuol dire tutto ciò? Fatevi sentire.

Certo è che questo vino è vivo. Che muta e si modifica in base a quello che lo circonda, che si ribella, mutevole ed imprevedibile. Tuttavia, quando lo si ritrova nel bicchiere, anche sotto stress, non tradisce mai. Aperta e finita.

Per la sua tipologia, per il suo carattere, per la sua fragile robustezza, si merita:

♥♥♥♥
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