lunedì 24 settembre 2012

Intervista ad Enrico Togni - viticoltore di montagna della Valcamonica.

Era da un po' di tempo che pensavo di aprire una sezione del blog dedicata alle interviste ai produttori. L'idea è quella di dare spazio proprio a chi il vino lo produce, a chi se la sente, a chi ha voglia di raccontarsi e, per una volta, ascoltare loro, piuttosto che il loro vino. Perché credo fermamente che l'anima del vino stia appunto in chi lo crea. Che gustando una bottiglia della quale si conosce il padre o la madre, si riesca a comprenderla fino in fondo.

Il primo vignaiolo al quale ho pensato è Enrico, dell'Azienda Togni Rebaioli, conosciuto di persona in Valcamonica in occasione della degustazione di alcuni vini delle aziende camune e della presentazione del suo ultimo nato: il San Valentino, un vino ottenuto dal "riscoperto" vitigno Erbanno

Ecco quindi le dieci domande a cui Enrico ha gentilmente risposto:




1 - Come è iniziata la tua passione per la vigna, per il vino e cosa ti ha spinto a volerlo fare di mestiere?
Fin da piccolo ero appasionato di campagna, in special modo di animali, il mio sogno era quello di fare il veterinario. Poi da grande le cose cambiano, ma la passione per gli animali (cani e cavalli in primis) è restata. Avevo un cane con cui facevo soccorso, Nike, una femmina di Schanuzer gigante che porterò sempre nel cuore. Poichè necessitava di esercizio fisico la portavo quotidianemente in vigna, ed un giorno, mi sono fermato a potare e non ho più smesso.


2 - Raccontaci brevemente da quanto tempo è radicata la viticultura in Valcamonica e come si è evoluta fino ad ora.
In valle la viticoltura risale al tempo dei romani, ha sempre rappresentato una base dell'economia camuna, un'economia prevalentemente agricola fino alla metà del secolo scorso, quando, nel dopoguerra, la valle divenne polo d'eccellenza per la siderurgia e il tessile. Avvenne quindi che la gente abbandonò le campagne per un lavoro ed un reddito meno faticoso e più sicuro. Nel 1956 gli ettari vitati erano 2506, nel 1999 ne restavano solo 85. Oggi siamo a crica 200.


3 - Raccontaci del vitigno "Erbanno", della sua riscoperta, delle tue scelta di gestione e produttive. Essendo il primo ed unico a coltivarlo in assoluto.
Premetto che utilizzare il termine autoctono per l'Erbanno è ancora precipitoso, noi preferiamo definirlo tradizionale. Tutto cominciò nel 2002, mia prima e disastrosa annata. Ai tempi studiavo ancora e non gestivo direttamente il vigneto, era un momento di passaggio dalla gestione di mia madre alla mia. In ogni caso, il 2002 fu un'annata particolarmente piovosa e la peronospora la fece da padrona. L'unico vitigno che resistette bene fu l'erbanno che ancora non sapevo cosa fosse. Nel 2003 censii le piante presenti nel vigneto del nonno, vigneto tradizionale e quindi polivarietale, oltrettutto con piante da selezione massale con notevole diversità tra un individuo e l'altro. Per questo lavoro utilizzai un libro "Antichi vitigni bresciani" dei Dott. Scienza e Villa. Nel libro erano indicati come autoctoni tre vitigni camuni: il Valcamonec, la Sebinia e l'Erbanno (così chiamato perché presente solo nell'areale del paese di Erbanno). Individuai circa una quarantina di piante le cui uve vennero portate al centro vitivinicolo provinciale per effettuare delle micro-vinificazioni. I risultati furono incoraggianti e nell'inverno 2004 prendemmo i tralci e li portammo dal vivaista per procedere all'innesto. Nel 2006 le mettemmo a dimora e nel 2010 vendemmiammo per la prima volta. Poiché nel 2002 il vitigno aveva tollerato bene la peronospora, partimmo da questo concetto a decidemmo di metterlo alla prova, fino al 2011 quando non lo trattammo mai. Oggi lo trattiamo tre volte l'anno con rame e zolfo allo scopo di prevenire la possibiltà di creare ceppi di peronospora resistenti.


4 - Come vedi ora la viticoltura ed i viticoltori in Valcamonica e cosa ti aspetti per il futuro?
Diciamo che ci impegnamo! Scherzi a perte le potenzialità sono notevoli, la valle è la più lunga vallata lombarda e presenta quindi condizioni ideali per la produzione di differenti tipologie di vini. È però necessario un attento lavoro di zonazione per capire cose viene bene e dove, lavoro che abbiamo già cominciato e che speriamo possa dare presto i suoi frutti. C'è molto entusiasmo sia tra noi viticoltori che tra i consumatori, i risultati raggiunti anno per anno sono incoraggianti anche se le riserve da sciogliere sono ancora molte.


5 - Quali sono i vitigni più coltivati in valle, quali più la rappresentano e quali eventualmente abbandoneresti?
Al momento il disciplinare per il bianco prevede: Riesling renano, Muller Turghau e Incrocio Manzoni 6013. Personalmente credo che il Riesling sia quello che alla lunga darà i risultati migliori, ma al momento l'incrocio manzoni è quello che ha riscosso maggiore successo in forza anche della sua facilità di coltivazione rispetto agli altri. Per il rosso: Merlot e Marzemino. Questa scelta è stata necessaria perché al momento di stilare il disciplinare, dai dati del censimento, questi risultavano essere i vitigni a bacca rossa maggiormente presenti. Per quanto riguarda il Marzemino lo ritengo un ottimo vitigno, ideale per rossi non troppo impegnativi e da consumarsi giovani. Necessita però di altri sistemi di allevamento che ne rispettino la fisiologia, per esempio la pergola trentina. Il Merlot è la scuola guida del viticoltore, ma credo che fare del Merlot e fare un buon Merlot, sia la cosa più difficile al mondo, non foss'altro perché ti devi confrontare col mondo. Personalmente lo coltivo ma la mia idea è quella di abbandonarlo per concentrarmi solo su tre vitigni tradizionali della zona: Barbera, Nebbiolo ed Erbanno. Le ragioni sono sia di carattere agronomico - i tre vitigni si adattano bene alla zona e non necessitano di troppi trattamenti - sia di carattere economico. La forbice dei prezzi sul mercato di questi vini è meno ampia che non quella del Merlot.


6 - Qual'è la tua opinione e qual è il tuo approccio al vino naturale, al biologico ed alla biodinamica?
Il vino naturale non esiste, il vino è frutto del lavoro dell'uomo. Il sistema vigneto in natura non esiste, la vite è una liana e in quanto tale ha un unico scopo, propagarsi. Tutte le attività poste in essere dall'uomo per produrre vino, vanno contro la fisiologia della pianta e, quindi, contro natura. Detto ciò è comunque indubbio che l'uomo non può combattere con la natura, sarebbe una battaglia persa in partenza. Scopo del buon agricoltore credo debba essere quello di rispettare la natura, nel bene e nel male, accettare la fallibilità del proprio lavoro ed adattarsi alle condizioni ambientali. Partire col presupposto di fare una cosa senza sapere come andrà la stagione è a mio personale avviso sbagliato. È la tecnica che si deve adattare all'annata e non viceversa, sia in cantina che in campagna. Questo non vuole assolutamente dire ammetere l'utilizzo di tutto e di più, vuol dire saper usare la testa, preferire pratiche agronomiche alla chimica e ridurre il più possbile le fonti di inquinamento. Io non uso lieviti selezionati nè solforosa in fermentazione, la seconda viene aggiunta se e quando necessario sempre in piccole dosi, in campagna uso rame, zolfo e molte pratiche agronomiche. Ciò nonostante non mi considero bio qualcosa, nè è mia intenzione chiedere alcuna certificazione perchè, personalmente, credo più nelle persone che nelle certificazioni. Per me sarebbero una spesa in più e non cambierebbero il mio modo di lavorare e di interpretare il mio lavoro.


7 - Quanto è importante il consorzio di tutela del vino ad indicazione geografica tipica Valcamonica, ultimo nato tra i consorzi associati all'ente Vini Bresciani? E qual è il consiglio che vorresti dare loro?
L'unione fa la forza, soprattutto quando si è piccoli e si conta poco o niente in provincia e regione. Personalmente produco tutti vini da tavola, ma sono tra i fondatori del consorzio e non me ne andrò. Ovviamente la vita consortile non è facile, ma è dal costante confronto che le cose possono progredire. Gli sforzi del consorzio, nato come ente di tutela e promozione, si stanno indirizzando soprattutto verso la funzione di garante della qualità dei vini, infatti ci siamo dotati di una commissione interna di degustazione, terza rispetto ai produttori, che avrà lo scopo di comunicare al consumatore, attraverso l'utilizzo del logo consortile, quali vini abbiano passato con successo il suo esame e siano quindi organoletticamente corretti.


8 - Si è da poco conclusa la presentazione del tuo ultimo vino nato, il "San Valentino" (Erbanno in purezza) e della degustazione dei vini della Valcamonica "L'alt(r)a Lombardia", evento al quale  hanno partecipato tra l'altro giornalisti, blogger e appassionati legati alla comunicazione attraverso il web. Quanto è importante per te questo tipo di approccio e cosa ti aspetti dopo questi eventi?
Sinceramente fino a tre anni fa nemmeno sapevo cosa fosse un blog, poi col tempo ho capito soprattutto quale fosse la loro potenzialità e quella del web. Ritengo quindi che siano una fonte ormai necessaria di informazioni, ma che necessiterà sempre e comunque della conoscenza diretta di chi le cose le scrive. Gegustare un vino a casa da soli e farlo in compagnia del produttore in vigna o in cantina è una cosa totalmente differente.  Ecco perchè si è deciso di organizzare la degustazione e la presentazione del vino in valle, perché è solo conoscendo il territorio e le persone che lo lavorano che si potranno realmente apprezzare gli sforzi compiuti quotidianamente. Per il futuro abbiamo già altre cose in programma che sicuramente vi stupiranno.


9 - Hai alcune righe a disposizione per convincerci a visitare la tua terra, apprezzare i suoi prodotti e venirti a trovare? Conquistaci!
È un territorio stupendo, che consente di vivere la montagna a 360 gradi in ogni stagione. Qui è possibile fare escursioni, arrampicate, sciare (anche d'estate in ghiacciaio), andare alle terme, praticare sport sul lago, mangiare e bere bene. Anche da altre parti, direte voi, ma solo qui potete vedere il più imporatnte sito nazionale  per le incisoni rupestri, il più grande insediamento romano dell'arco alpino, ripercorrere i sentieri della guerra bianca (la guerra in Adamello), visitare le numerose chiese romaniche e la celeberrima via crucis di Cerveno. Convinti?


10 - Cosa vuoi dire al consumatore finale ad all'appassionato di vino?
Di usare la testa e i propri sensi, non farsi condizionare da chi crede di saperne di più, una cosa è buona se piace a me e non se mi hanno detto che è buona. Di essere curiosi, assaggiare e partecipare alle manifestazioni con lo spirito di conoscere ed imparare. Di dire al produttore quello che si pensa, con garbo e nel rispetto del lavoro altrui, ma di dirlo perché fingere per cortesia farà credere al produttore di essere sulla buona strada quando magari non è così che la pensate.


Grazie Enrico, per la tua disponibilità e per averci fatto entrare nella tua Valcamonica.

3 commenti:

  1. Grandissimo Enrico. Sono stato a trovarlo a febbraio: persona gentilissima, preparata e appassionata. I suoi vini riflettono le sue doti. Mi ha regalato una bottiglia di Erbanno senza etichetta che a questo punto devo assaggiare al più presto.

    Randa

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    1. Mi è venuta l'idea di intervistare Enrico, dopo averlo conosciuto in occasione della presentazione dell'Erbanno "San Valentino". Ed è proprio come scrivi tu. È quasi travolgente la passione e la voglia che ha e che mette nel suo lavoro.
      Poi, nel vino, ci si trova la conferma di tutto!
      Grazie per essere passato Randa!

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  2. enrico togni viticoltore di montagna27 settembre 2012 alle ore 12:37

    Grande Randa, non l'hai ancora bevuto, sei un mito hai resistito.quando la bevi facci sapere che ne pensi e grazie delle belle parole1

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