mercoledì 17 ottobre 2012

Ravenna Rosso IGT "San Lorenzo" 2006 - Vigne di San Lorenzo - Lo specchio di un territorio!


  • Produttore: Vigne di San Lorenzo
  • Denominazione: Rosso Ravenna IGT
  • Vino: San Lorenzo
  • Vitigno: Cabernet Sauvignon 50% - Merlot 50%
  • Annata: 2006
  • Tit. Alcolemico: 13,5%
  • Prezzo: < 15 € in cantina.
Filippo Manetti di Vigne di San Lorenzo è un giovane vignaiolo dalle idee chiare e dalla sicura parlantina romagnola. Sono andato a trovarlo a Campiume - splendido agriturismo immerso nel verde - che era in piena vendemmia, tra uve che arrivavano e mosti che fermentavano. Ciononostante, gentilissimo ed ospitale, ha trovato il tempo per mettersi a sedere con me per una chiacchierata, con un tagliere e qualche assaggio.

Siamo sull'Appennino Tosco-Romagnolo, poco sopra Brisighella, ad un'altitudine di circa 200 metri s.l.m. I 3,5 ettari di vigneto sono a conduzione biologica, su terreni arenario-marnosi. In cantina le vinificazioni avvengono con tini scoperti, senza nessun tipo di controllo, né intervento. Lunghi affinamenti in barrique usate e bottiglia. Ultimamente, per il Sangiovese, l'affinamento è passato al legno grande e, dall'assaggio da botte, promette molto bene.


Tre le etichette: il Campiume, Sangiovese in purezza (di grande espressività), il Fieni, Malbo brisighellese in prevalenza ed, appunto, il San Lorenzo, Cabernet e Merlot. Chi pensa ad un vino speziato, fruttato, con quell'inconfondibile sentore di peperone e vaniglia si sbaglia di grosso. A mio parere, i metodi naturali di vinificazione, la cura delle vigne, ed il terreno Terroir, nel bicchiere risaltano, donando al vino caratteristiche uniche che sorprendono.


Il San Lorenzo è di color rubino scuro, cupo, che sfuma al granato. Imponente e profondo, ha sentori iniziali di china, speziati, del sottobosco, di tartufo e terrosi; si allarga poi alla frutta rossa cotta, al muschio, al tabacco, con sbuffi balsamici. Un ampio ventaglio di profumi che nel calice offrono una buona evoluzione. Solo un po' confuso, con un briciolo di finezza in più sarebbe perfetto.

In bocca ha rotondità e pienezza - non siamo di fronte ad un vino beverino - con tannino vivo e calore. Il frutto avvolge il palato come un tessuto, ma non risulta pesante. L'acidità e la grande sapidità lo rendono scattante, rinfrescano il sorso che, lungo, lascia ricordi balsamici e di spezie. Un vino che mi piace parecchio, longevo, che ne guadagnerà certamente con l'evoluzione.


Filippo, tra l'altro, insieme a 5 viticoltori, fa parte di un'associazione chiamata i Bioviticultori: un interessante e giovane progetto che apprezzo parecchio per quell'idea del promuovere il territorio, con un'unica voce, senza guardare al singolo, ma nel globale - l'unione fa la forza per i Bioviticultori. Un gruppo di sei piccole realtà da tenere d'occhio, da non sottovalutare e, per alcuni produttori, da prendere come esempio. I riconoscimenti non mancano, i miei ultimi assaggi, me lo confermano.



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