mercoledì 27 giugno 2012

Una mattinata romagnola a casa di Paolo Badini, degustando Vigne dei Boschi

È bastato un venerdì libero e soli quaranta minuti di macchina per arrivare da Paolo Badini, che assieme alla moglie Katia Alpi (persone gentilissime, accoglienti e disponibili) conducono questa piccola realtà vitivinicola chiamata Vigne Dei BoschiPer il poco tempo, per la cantina in ristrutturazione, e per le vigne non troppo vicine, si è scelto di mettersi al tavolo per una lunga e piacevole chiacchierata, degustando, ed ascoltando Paolo raccontarsi in questa avventura.

Le vigne - poco più di 6 ettari -  sono a circa 10 km sopra Brisighella, in provincia di Ravenna, ad un'altitudine che si aggira sui 400 metri s.l.m. Da qui la Toscana è davvero vicina. Paolo, racconta che la vite veniva coltivata in questi luoghi già dal lontano 1600. Nel 1989 compra il terreno, dopo quattro anni di viticoltura tradizionale (i primi tre senza vinificare) dal 1994 passa al biologico e dal 2002 alla biodinamica.

La Torre dell'orologio - Brisighella
I vitigni: Si parte dal Sangiovese, proveniente da un'attenta selezione clonale di vecchi vigneti di oltre 50 anni, allevati ad alberello romagnolo¹. Si continua con l'Albana, anche questa ottenuta da selezioni clonali di vecchi vigneti, al Sauvignon Rosso e al Malbo Brisighellese²Si passa poi ai più internazionali Sauvignon Bianco, RieslingPinot Nero e Syrah. Alla domanda: Come mai la scelta di piantare questi vitigni? "Sono quelli che piacciono a me". Come dargli torto, li amo anche io!

Le vinificazioni: In cantina non si usa nessun prodotto. Le vinificazioni avvengono naturalmente, in cemento, barrique e tonneaux mai nuovi, utilizzati esclusivamente come contenitori. Unica eccezzione la fa il Riesling, che vinifica in acciaio. Lunghe macerazioni per i rossi, e dal 2004, anche per l'Albana. "Ci vuole tempo e pazienza con questi vini", racconta. Lunghi affinamenti in legno e lunghe soste prima della messa in commercio. Travasi quando è necessario, poca solforosa, ed imbottigliamento manuale per caduta.

Le ore passano serene e piacevoli, si degusta, si parla di lieviti indigeni, rifermentazioni naturali, di vitigni autoctoni ed internazionali, di difetti e della concezione dei vini naturali in Italia.



Gli assaggi: purtroppo non erano ancora pronte le nuove annate di alcuni vini. Quali il Monterè, Albana - il 16 Anime, Riesling - il Poggio Tura, Sangiovese - ed il Longarè, Syrah. Quest'ultimo assaggiato da botte. Niente paura, tornerò a trovarlo! Anche senza questi assaggi, tra cui alcune etichette di punta, è stato comunque un successone.


Borgo Casale 2005 - Sauvignon Bianco: Oro chiaro, leggermente velato e di consistenza. Al naso non c'è da aspettarsi i classici sentori del vitigno. Esotico, salino, si apre piano con erbe aromatiche, note cerate ed importante mineralità ed intensità. Al palato è rotondo e pieno, nonostante un'alta sapidità e leggero tannino. Alcuni direbbero "grasso". Chiude lungo, con freschi ricordi citrini. Interessante, piacevole, ha buona bevibilità, tuttavia non di facile approccio.

Nero Selva 2006 - Pinot Nero: Anche qui, al naso, il territorio viene prima delle note varietali, che poi arrivano, sia chiaro. In primis abbiamo sentori minerali e terrose, poi il frutto nero e la spezia. In bocca ha tannino e acidità elevate, va aspettato. Interessante, giocato su note più sottili, anche se, dice Badini, il suo Pinot Nero viene meglio in annate peggiori, ed è soggetto a grandi cambiamenti dovuti all'evoluzione. Un vitigno che lo appassiona, perché, ogni vendemmia è una sfida.


Borgo Stignani 2006 - Malbo brisighellese: Passiamo ad altri sentori, dominanti quelli della frutta rossa, piacevole, territoriale, di buona intensità ed invitante. In bocca ha tannino vivo, mineralità e piacevolezza di beva. Davvero una sorpresa per quello che potevo ricordare di questo vitigno.


Borgo Stignani 2007 - Malbo brisighellese: Annata calda. Dai 13 gradi del 2006, si passa ai 15 gradi. Più caldo e più intenso al naso. In bocca ha tannino in evidenza che invoglia alla beva, un bel frutto polposo, una bocca parecchio interessante. Il legno maggiormente presente, è perfettamente inserito e va a regalare ulteriore complessità. Che buono questo Malbo Brisighellese. Da non sottovalutare!


Settepievi 2006 - Malbo brisighellese 60% Sangiovese 40%: Sicuramente il mio preferito tra questi assaggi. Ha intensità e grande bevibilità. Il Sangiovese in questa fase sembra quasi dominare con le sue inconfondibili note - ed il pensiero va al Poggio Tura che oggi non sentirò. Il Malbo con il suo frutto polposo lo rende più completo. Elegante, fine. Insomma buonissimo, longevo, da bere!


Rosso per Te 2005 - Sauvignon Rosso: Solo 11,5 gradi (da vendemmi anticipata). Giocato sulle finezze, ha bevibilità e naso invitante. Frutta del bosco, note floreali, pepe, speziature e aromaticità. In bocca è leggero, piacevole di frutta e di spezie, che lo accompagnano in modo gustoso fino alla chiusura. Per gli amanti del genere!


Longrè 2008 - Syrah (campione da botte): In questa sua fase ha chiare ed intense note di pepe e lamponi tipiche del vitigno. Ha corpo pieno, polposo e giovani spigoli da levigare. Visto in divenire, promette assai bene.

In conclusione: un'altra sana, piccola realtà, che fa parte della corrente dei viticoltori che lavorano in modo naturale, con i loro pregi e con i loro difetti. In me queste aziende agricole suscitano fascino ed attrazione, per la loro non standardizzazione, per la loro unicità e per quella nostalgica atmosfera di "una volta" che si portano dietro. Certo, non sono sempre facilmente approcciabili, soprattutto da eventuali consumatori occasionali. Anche a questo servono i Wine Blog, per far conoscere realtà come questa, per fare in modo che anche essi, a piccoli passi, possano avvicinarsi a questo particolare "mondo del vino".



¹ Mi viene spiegato che anticamente l'alberello romagnolo aveva la particolarità di non uscire con un unico ceppo dal terreno, per poi dividersi. Bensì, il corpo principale restava sotterrato e dal terreno uscivano direttamente i tre tralci.

² Biotipo diverso dal grappolo spargolo, del più famoso Malbo Gentile coltivato principalmente nel modenese o nel reggiano. Soprattutto utilizzato in assemblaggio con il lambrusco.

giovedì 14 giugno 2012

Pignoletto Frizzante 2011 - Manaresi - Un aperitivo e una visita!



  • Produttore: Manaresi Agricoltura e vini
  • Vino: Pignoletto Frizzante
  • Denominazione: Colli Bolognesi DOC
  • Vitigno: Pignoletto 100%
  • Annata: 2011
  • Tit. Alcolemico: 12% vol.
  • Prezzo:  < 9€


Ultimamente amo bere vini con le bolle. Spumanti, frizzanti, mossi, ognuno di loro trova sempre il suo spazio. Come appunto è capitato con questo Pignoletto Frizzante dei Colli Bolognesi di Manaresi, aperto in occasione di una visita improvvisata di alcuni amici, per un aperitivo home made. Salame, crescente bolognese, scaglie di grana e via, "pumm", si stappa!

Paglierino, giovane. Versandolo, ha vivacità ed una bella spuma che tende a sparire lentamente, accompagnata da quel caratteristico suono di "spumeggiante dissolvenza", che intrinsecamente fa attivare le papille gustative. Ha pulizia, finezza ed una buona intensità di pera, pesca ed agrumi dolci da una parte. Erbe aromatiche, fiori bianchi, mandorle, anice ed una leggera nota salmastra dall'altra.
Entra veloce, leggermente pungente, fresco, con  ricordi di agrumi e note ammandorlate nel finale. Ha una piacevole cremosità, è invitante, conviviale, emiliano. Un pezzo di crescente, una fetta di salame in mezzo, un sorso di vino e la compagnia degli amici, le migliori serate, sono sempre iniziate così!


♥♥


Di seguito alcune foto scattate in occasione dell'ultima edizione di Cantine Aperte. Devo dire, che il posto mi ha veramente colpito. Donatella e Fabio sono persone splendide, accoglienti e disponibili. Passateli a trovare, degustate i vini assieme a loro - tutti ottimi e tipici - fatevi guidare nella cantina storica, fatevi raccontare chi era l'Artista "Paolo Manaresied infine gustatevi il panorama sorseggiando Pignoletto. Non ve ne penirete! 


Tra fiori, vigne e colline.


Le vigne.


Grande cura in vigna.


Le cinque "non etichette" in cui si vuole incorniciare il vino.



martedì 5 giugno 2012

Il Montefalco Rosso 2005 di Paolo Bea è un gran vino. Non fate il mio errore, apritelo per tempo!


  • Produttore: Antica Azienda Agricola Paolo Bea
  • Vino: Montefalco Rosso  - Vigna San Valentino
  • Denominazione: Montefalco Rosso DOC
  • Vitigno: Sangiovese 70% - Montepulciano 15% - Sagrantino 15%
  • Annata: 2005
  • Tit. Alcolemico: 13% vol.
  • Prezzo: < 35 €

Inutile spiegare chi sia Paolo Bea, basta dire che è uno dei fondatori dell'attuale consorzio dei ViniVeri. Eppure, conoscendo l'azienda, il suo lavoro ed i suoi vini, ora vi racconto come sia stato facile fare la scelta sbagliata nell'aprire questa bottiglia.

Sabato sera, a casa ti aspetta una bella cena, hai voglia di star bene e manco a dirlo, bere bene. Sicuro dal frigocantina prendi la bottiglia che mentalmente avevi selezionato. La apri, ne versi due bicchieri, e inizia la cena. Questo è il modo migliore per farsi un'idea sbagliata, segnare irreparabilmente in modo negativo alcune bottiglie e certi produttori. E dire che c'era scritto anche in etichetta: "...stappando la bottiglia 2-3 ore prima". La temperatura era bassa, aveva bisogno di prendere gradi, di aprirsi. Dovevo dargli il suo tempo insomma. Che grosso errore. Non ci ho pensato due volte, ho ritappato la bottiglia ed ho pensato: "a domani!". Alla fine, ne sono passati due di giorni. La riprendo e sicuro ne verso due calici. Spettacolo!


Ciò che mi affascina di queste bottiglie è proprio la straordinaria capacità di miglioramento che ricevono grazie all'ossidazione (certo, limitata al breve arco di tempo di alcuni giorni). Vengono amplificati sia il bagaglio olfattivo che quello gustativo. L'unico appunto è proprio di non fare il mio errore. Apritela per tempo!

Ma veniamo alla degustazione. Granato di media consistenza e scarico - chissà perché i rossi del cuore sono tutti scarichi di colore - elegante, antico e di grande intensità giocata sulle sottigliezze che invitano ad essere scoperte. La scoperta del profumo che tanto affascina e ammalia, qui per niente scontato, anzi! Al naso arrivano erbe officinali in macerazione, tabacco dolce, inchiostro, china e liquirizia. In un secondo momento si colgono leggeri tocchi di lamponi maturi, frutta e fiori in macerazione, note terrose, rabarbaro ed una eterea sensazione che nell'immaginario mi ha trasportato nella vecchia casa di campagna della nonna. Fresca, ombrosa e con quel caratteristico odore emanato da quel vecchio arredamento in legno. L'assaggio è come un manto vellutato che avvolge il palato, freschezza e sapidità di spessore, tuttavia di grande equilibrio, tannino finemente percettibile e grande, grande bevibilità - sono sempre più convinto che la bevibilità sia da molti sottovalutata, invece parte fondamentale della piacevolezza di un vino - chiude lungo, lasciando sensazioni di china ed erbe officinali. È il Montefalco Rosso 2005 (indimenticabile) di Paolo Bea.


♥♥♥♡


P.s. Cosa ho bevuto poi quel sabato sera? Solo bolle!
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