venerdì 29 novembre 2013

Intervista a Giorgio Erioli - artigiano e poeta del vino dei colli bolognesi.

Ѐ per me un piacere ospitare Giorgio Erioli in questo mio spazio di divulgazione enoica. Artigiano del vino dei colli bolognesi e convinto cultore della tradizione vitivinicola regionale, si approccia rispettosamente, intervenendo il minimo possibile, sia in campagna che in cantina.
Anche se conoscevo da tempo alcuni suoi vini, ho incontrato Giorgio di persona, solo recentemente. Assaggiando l'ultima annata del suo Negretto "Maiulus" si è accesa in me come una scintilla, ho istintivamente sentito la necessità di conoscere quest'uomo - è spesso il vino (quando riesce a conquistarmi) che mi spinge a conoscere la persona che vi è dietro. Infatti, sono sempre più convinto, che bisogna conoscere prima la persona, poi la bottiglia - insomma, volevo incontrare lui, la sua storia, il suo lavoro, ed i suoi vini. Effettivamente, ho trovato sincerità e schiettezza, proprio come mi aspettavo:

Foto credit by Giorgio Erioli
1 - Giorgio, com'è nata la tua passione per l'agricoltura, per la vigna e quando hai iniziato a farlo di mestiere?
Ero un bambino di 8 anni e mio padre comperò il trattore nuovo, un carraro da 30 Hp. In pieno inverno, al mattino presto quando era ancora buio e fuori faceva talmente freddo che ti si ghiacciavano davvero le dita, mio padre si alzava per andare con il nuovo mezzo ed il carro nei campi per spargere i concimi e le scorie Thomas. Quando scendeva nel garage io ero già sul trattore e gli dicevo: «Lascia il nonno a letto che questo lo guido io.» Capito? Ho sempre amato la campagna sin da bambino e già a quell'età aiutavo i miei nei vari lavori che si succedevano con il cambio delle stagioni. Come mi è sempre piaciuto osservare tutte le creature (insetti, uccelli, animali) che popolavano l'ambiente in cui si viveva. A 18 anni lavoravo in una ditta di cuscinetti e catene a Modena, ed i miei titolari iniziarono ad acquistare il mio vino in damigiana, ma in certe annate questi si presentava con parecchi difetti e siccome ci tenevo a fare bella figura, iniziai ad interessarmi di questa materia finendo col appassionarmi per davvero: è iniziato tutto così. 

2 - Qual'è la filosofia ed il tuo approccio nel fare il vino?
Nel vino cerco un prodotto che sia il più possibile naturale e salubre per il bene della nostra salute, deve emozionare parecchio per cui non vado solo alla ricerca di vini dall'alta personalità e qualità, ma cerco di trasmettere anche tutto quello che sta dietro come storia e cultura. 

3 - Quanto è importante il terroir in cui crescono le tue vigne?
Il terroir è importantissimo, esattamente come i tortellini in brodo di cappone stanno a Bologna.

4 - Apro una tua bottiglia, cosa mi deve trasmettere? Cosa vuoi esprimere con il tuo lavoro?
Vedi il punto 2. il vino è come un sole a cui attorno ruotano tantissimi pianeti: passione, emozione, sensibilità, sensi, pensieri, piacere, cultura, storia, tradizione, vissuto, ricordi, gioie, dolori, malinconia, esuberanza, conoscenza, nutrimento e continuando così all'infinito.

5- So che oltre alla passione per il tuo mestiere, ne hai un'altra. Ce ne vuoi parlare?
Ho sempre avuto l'hobby della pittura e della poesia. Adesso comincia a diventare difficile considerarli ancora come tali: ho vinto dei concorsi importanti di pittura per cui esporrò gratuitamente nel Maggio del 2014 due mie tele in una mostra collettiva in una galleria di Parigi e sono anche presente in qualche catalogo importante di quest'arte. Per quanto riguarda la poesia ormai è da considerarsi come un secondo lavoro, infatti verrà pubblicato molto presto, da una casa editrice di Frosinone, il mio primo libro di poesie. Questa è la più grande soddisfazione della mia vita, prima ancora del vino.

6 - Da quanto tempo è radicata la viticoltura nel bolognese? Quanto è apprezzata e conosciuta in regione e quanto fuori dall'Emilia Romagna?
Già ai tempi della civiltà Villanoviana e degli Etruschi si coltivava, e molto, nei nostri territori la vite e si faceva vino, per cui abbiamo più di duemila anni di Storia. Purtroppo parallelamente a queste attività ci siamo anche occupati di coltura delle ciliegie, susine, albicocche, pere, mele, ecc. E di allevamento di bestiame (con la conseguente produzione di Parmigiano, latte, carne), maiali, conigli, pollame e di altre attività come produzione di canapa e seta e tante altre che hanno di fatto impedito che ci specializzassimo nella produzione di vini di alto pregio, per cui adesso ne soffriamo un po' in quanto fuori dalla nostra provincia e regione non abbiamo purtroppo un'immagine importante ed edificante, come hanno invece altre regioni italiane o francesi. Vedremo di recuperare il tempo perso.

7 - Quali sono i vitigni da sempre coltivati in questa zona? Quali secondo il tuo parere vanno sostenuti e rappresentano maggiormente l'espressione dei colli bolognesi?
I vitigni coltivati da sempre in questa zona, sono davvero tanti: Pignoletto, Negretto, Barbera, Alionza, Trebbiano, Albana, Montuni, Malvasia, Moscato, Forcella, Ciocca, Cioccarella, Maligia, Paradisa, Bura, Albanone, Albanella, Vernazza, Grilla, Lambrusco, Albana nera, Morastello ed altri ancora scomparsi con l'arrivo della filossera. Non dimentichiamo che anche alcune cultivar internazionali come il Cabernet e il Sauvignon, erano già coltivate nell'800. Inoltre nel bolognese si è sempre avuto un commercio importante delle uve da tavola quali: Chasselais Dorée, Angela, Lugliatica, Paradisa, Sanpiera nera, Negretto e Grillone. Di questi, quelli che io ho recuperato con grande soddisfazione, come risultato e commercializzazione e che a mio avviso rappresentano il futuro del nostro territorio, sono il Pignoletto (il re dei nostri Coli), il Negretto, l'Alionza ed il Trebbiano.

8 - Quali sono le tre bottiglie che non dimenticherai mai, quelle del cuore?
Le bottiglie che non dimenticherò mai, sono davvero tante, ma io volutamente scelgo, anche per togliere la nostra regione e territorio dall'oblìo dei poco considerati, 3 vini prodotti ivi. Il Sangiovese Ronco dell'annata 1990 dell'azienda Castelluccio di Gian Vittorio Baldi di Modigliana (Romagna), uno dei vini rossi più buoni d'Italia. Un Lambrusco non commercializzato sul mercato e prodotto dal mio amico Vincenzo Venturelli a Saliceto riva sinistra fiume Panaro. Una bottiglia magnum spumante rosato lambrusco di Sorbara con già tantissimi anni sulle spalle (mi sembra di ricordare oltre 1 o 2 decenni) bevuta assieme agli amici dell'Enoteca Altotasso di Bologna, davvero indimenticabile, non soltanto per l'altisima qualità e originalità dei sui unici e rari profumi e sapori, nonché perlage, ma perchè esprimeva soprattutto una grande anima che solo poche bottiglie possono avere. E per finire un vino prodotto nei Colli Bolognesi da Enrico Vallania, anche se non è un autoctono del nostro territorio, ma un Cabernet Sauvignon, quello che degustai, aveva ben 19 anni di vita sulle spalle. Straordinario come integrità, originalità, eleganza e personalità che aveva saputo mantenere ed evolvere in maniera molto virtuosa nei suoi profumi e sapori. Poi mi permetto di aggiungere un Rosso Bruno (30% di Cabernet, 30% di Barbera, 30% Sangiovese e 10% di Montepulciano d'Abruzzo) di trent'anni, dell'azienda Tenuta Bissera, che oggi putroppo non esiste più, prodotto interamente da uve coltivate a Monte San Pietro, nei Colli Bolognesi. Un vino ancora perfetto sebbene molto maturo che dimostrava ancora di avere tanti anni davanti a se.


9 - Qual è il consiglio che daresti al consumatore finale che si avvicina al mondo del vino?
Di non lasciarsi ingannare nell'approccio con il vino solo dall'aspetto immediato e cioè il piacere nel degustarlo, che è importante sì, ma soprattutto di imparare a cogliere tutto quello che stà dietro come storie di terre e donne e uomini, cultura, civiltà, socialità e tante altre cose. Il cercare dentro le pieghe del tempo l'anima di questo nettare è davvero la cosa che più ci emozionerà, parola di Giorgio Erioli.


10 - Hai alcune righe a disposizione per "convincerci" a visitare la tua terra, apprezzare i suoi prodotti e, magari venirti a trovare: Conquistaci!
Bologna la “Grassa“ è una città bellissima, ricca di storia e cucina tra le più ricche del mondo. I bolognesi sono gente cordiale e aperta ed hanno uno stile di vita che il mondo c'invidia. Le nostre campagne sono quelle che in Europa hanno avuto il più alto numero di Dop e Igp, le nostre aziende sono tutte improntate su piccole dimensioni, per cui hanno una filosofia produttiva molto artigianale che le permetterà, nel tempo, di farsi strada. Nella mia azienda, condotta per l'appunto in maniera molto artigianale e con grande attenzione verso i vini naturali ottenuti da vitigni autoctoni, la parola d'ordine è: Il vino non è una lingua ma un dialetto.


Giorgio Erioli

sabato 19 ottobre 2013

Domani, domenica 20 ottobre, a Bologna vanno in scena le bollicine naturali dell'emilia!

Foto credit by Lortica




Sono venuto a conoscenza di questa bella manifestazione bolognese solo ieri sera, alla cena con lo spumeggiante Vittorio Graziano alla Locanda Marcella (se siete in zona, fateci un salto, non ve ne pentirete). Mentre si parlava di rifermentazioni in bottiglia, Vittorio mi tira fuori un volantino e mi dice: «a proposito, guarda che domenica c'è un bel banco d'assaggio a Bologna in collaborazione con Lortica. Ci sarò anche io!» Massì, dove fanno il Mercato della Terra, in via Azzo Giardino, 65 a Bologna. 

Stamattina, vado sul profilo Facebook del wine bar Lortica e trovo tutti i dettagli dell'evento qui, che ripropongo con piacere anche su queste pagine.

Per chi ama o per chi si vuole avvicinare al mondo dei vini rifermentati in bottiglia, ci si vede domani dalle 12 alle 21: 
Una spumeggiante domenica col botto, alla riscoperta della tradizione enologica emiliana, fatta di vitigni autoctoni e bollicine autentiche, elaborate in maniera naturale, tramite spontanea rifermentazione in bottiglia o come dicono i raffinati cugini transalpini, “sur lie”.
Sará possibile incontrare una produzione vitivinicola che lavora sapientemente e senza fretta, in piena armonia con l'ambiente circostante, di cui si sente parte integrante. Totalmente estranea e contraria alle espansioni commerciali dell'enologia industriale regionale, volta al consumo di massa e determinante una innumerevole serie di pregiudizi e limitazioni, a discapito di chi ancora crede nella conservazione del prezioso patrimonio che la natura consegna all'uomo, racchiuso in ogni singolo chicco d'uva. Una concezione nobile ed elevata del lavoro, come elemento fondamentale di valorizzazione.

Si assaggeranno decine di bottiglie “velate” e misteriose, che non si concedono a chi si ferma ad osservarle superficialmente, solo per qualche istante, ma in grado di regalare una vera e propria “esplosione” di profumi e sapori, tipici di un territorio ancora complesso e ricco di grande biodiversitá.

Sarà possibile accompagnare i vini "sur lie" con piatti e panini e stuzzicheria preparati da lo staff de Lortica sotto le stelle.

Si assaggeranno decine di bottiglie “velate” e misteriose, che non si concedono a chi si ferma ad osservarle superficialmente, solo per qualche istante, ma in grado di regalare una vera e propria “esplosione” di profumi e sapori, tipici di un territorio ancora complesso e ricco di grande biodiversitá. 
Sarà possibile accompagnare i vini "sur lie" con piatti e panini e stuzzicheria preparati da lo staff de Lortica sotto le stelle.
La “torbida” o quanto meno “non filtrata” dozzina di produttori partecipanti sará cosí composta:
Bologna:

- AZIENDA AGRICOLA GRADIZZOLO (www.gradizzolo.it)

- ALBERTO TEDESCHIModena:

- VITTORIO GRAZIANO

- VIGNETO SAETTI (www.vignetosaetti.it)


Reggio Emilia:

- I CINQUE CAMPI (www.cinquecampi.it)

- DENNY BINI-PODERE CIPOLLA
- AZIENDA AGRICOLA CÁ DE NOCI (www.cadenoci.it)


Parma:

- CAMILLO DONATI (www.camillodonati.it)

- PODERE PRADAROLO (www.poderepradarolo.com)
- AZIENDA AGRICOLA CARDINALI (www.agricolacardinali.it)
- CROCIZIA (www.crocizia.com)


Piacenza:

- CROCI TENUTE VINICOLE (www.vinicroci.com)

Organizzato in collaborazione con Lortica e Drogheria 53

Ingresso libero, costo degustazione 10 euro (comprensivo di bicchiere).

giovedì 26 settembre 2013

L'eleganza e la maturità del Barbaresco quando proviene da "Rio Sordo" - Cascina Delle Rose



..."Il sughero non ha retto i quattordici anni. Il vino invece ha l’eleganza e la maturità del Nebbiolo di Barbaresco."

È questa la frase che ho scritto, pubblicando la foto sui social. Ero nel bel mezzo della bottiglia e mi sentivo davvero bene. Era da un po' che non provavo queste sensazioni. Probabilmente, era da un po' che non bevevo Nebbiolo. Un assaggio che ha saputo rimettere pace nel mio spirito.

Eleganza e maturità: due parole che hanno saputo cogliere il millesimo di questo nettare di Bacco. Rio Sordo è il Cru, dove nasce un Barbaresco nella sua deriva più idilliaca. Che ti avvolge e ti accompagna cortesemente verso la gioia del gusto. Profumi netti, sottili, tuttavia profondi: tra china, menta, rabarbaro, liquirizia e quei quattordici anni di aristocratica evoluzione con le nobili sfumature che ne conseguono. In pieno stile Cascina Delle Rose. Il sorso è una fresca carezza vellutata che ti avvolge il palato. Armonia pura, che evolve e ti trascina come in una danza a due, fino alla fine della bottiglia.



Per la cronaca: questa - clicca qui - è la canzone che girava sul piatto quella sera.

giovedì 29 agosto 2013

Mi dissero: Con il Vinujancu de I Vigneri, ti piace vincere facile!




Produttore: I Vigneri di Salvo Foti
Denominazione: Sicilia IGT
Vitigni: Carricante, Riesling renano, Grecanico e Minnella
Annata: 2008
Tit. Alcolemico: 13 % vol.
Caratteristiche: da una vigna di 0,4 Ha situata a 1200 metri s.l.m. nella zona di Bronte, Etna nord.
Prezzo: 32 € - al ristorante
Url: www.ivigneri.it

Non è sempre così, le aspettative possono giocare brutti scherzi. A volte, proprio a causa di queste, ho subito grandi delusioni. Da allora, cerco di essere il meno malleabile possibile. A prescindere dall'etichetta che mi trovo davanti: sia essa blasonata, appartenente a quel determinato gruppo, a quella particolare filosofia produttiva, ideologica e/o modaiola.

Questo fu il mio errore: partire prevenuto. Pensavo di rimanere indifferente, di non provare quell'emozione che invece alcuni mi avevano preventivato. Così - distratto - ne ho versato un calice. Ed ho spalancato subito gli occhi, ma soprattutto le narici.

Il profumo era intrigante, caleidoscopico, dalle note agrumate, di frutta esotica, fiori gialli, camomilla ed una leggera ossidazione. Che vino, mi sono detto, quasi fin troppo perfetto(?). Sensazioni minerali, resinose, fumé. Con il crescere della temperatura, l'ossidazione si erge e mi ingolosisce ulteriormente. Profumi così coinvolgenti, da non staccarsi mai dal calice. Tanto che, in evoluzione, ho avvertito i sentori del torrone e dei pinoli. Cosa chiedere ancora?

Sorso deciso, balsamico, dalla spiccata mineralità che sfiora lo iodio. Poi l'acidità: anch'essa elevata. E quel sorso che lascia un'idea quasi piccante. Rotondo nella sua agrumata glicerina, piacevole e lunghissimo nel finaleSe bevuto ad una temperatura di 14/16 gradi: grandioso.

Niente da dire, un ottimo bianco figlio dell'Etna. Tra le bottiglie più goduriose che io abbia assaggiato nel mio tour siciliano.

Avevano ragione loro.

lunedì 12 agosto 2013

Isola dei Nuraghi Igt Meigamma rosato 2011: ricordi di Sardegna.

Il mio mirabolante incontro con Giuseppe Pusceddu di Meigamma, lo si legge nel finale di questo post. Tempo dopo, assaggiai il suo Cannonau Meigamma Undici. Un vino che mi piacque molto, giocato sulla beva, con profumi di piccoli frutti neri, spezie e fiori. Ho ancora qualche bottiglia: seguiranno aggiornamenti sull'evoluzione.

Ieri sera, complice il caldo e la voglia di qualcosa di piacevole e rinfrescante, ho aperto il Rosato 2011, sempre da uve Cannonau, macerate a freddo per dodici ore sulle bucce.

Mi ci sono ritrovato subito: cerasuolo, con tocchi floreali e piccole bacche rosse acidule, come il ribes e il lampone. Leggermente balsamico e dal ricordo dell'acqua di rose. Come sottofondo, tanti i profumi che riportano l'isola. Il bicchiere - con un piacevole inizio di carbonica - è snello e spicca per freschezza e sapidità, tra la rosa, qualche spezia, ed una dolce sensazione agrumata. Bello il finale balsamico e la leggera punta amarognola. In pochissime gustose bottiglie.

Il bicchiere ideale per rinfrescare una calda serata a due. 

martedì 23 luglio 2013

Armonici ritorni di Sicilia

Clicca qui ed aspetta che la musica abbia inizio.

Questo post, è solo per dire che probabilmente, dopo il ritorno da un'intensa ed indimenticabile vacanza siciliana, qui su Odori, ma anche al bar da-gli amici, sporadicamente scriverò delle mie esperienze e dei miei assaggi di Sicilia.

Siccome non c'è tanto da leggere, l'idea era quella di intrattenervi con le immagini e con le note di questa armonica canzone, che adoro profondamente...

La Sicilia e le molte città patrimonio dell'Unesco.
Un vigneti a pochi passi dal mare nella zona di Marsala, che difficilmente dimenticherò.
Le saline alle porte di Marsala - al tramonto l'atmosfera, lascia letteralmente senza fiato.

Le grandi botti per l'invecchiamento del Marsala -Il famoso Metodo Soleras.


Giornate di degustazioni seriali.

Appena fuori San Vito lo Capo - La Riserva dello Zingaro: un luogo incontaminato ed unico.

Le sfumature del mare ed il rumore delle onde.


Camminando sui tetti di Modica (Rg).


Il migliore cioccolato di Modica - imbattibile per tradizione.
Camminando sui tetti di Erice (Tp).

Vigneto di Nero d'Avola ad alberello, nella sua zona d'elezione: Pachino (Sr).


Appena l'ho visto, mi sono buttato in strada per fotografarlo. Via Guardiola - Etna


L'imponente Mungibeddu - Sua maestà l'Etna.
Bellissima pianta di Nerello mascalese. Allevamento a "Candelabro", ottenuto da una modifica dell'alberello.


Granita siciliana e brioches  - mai sentite di così buone.

Tempio della Concordia, Valle de Templi - La storia passa da qui.


Giovani grappoli di Nerello Mascalese.


Vigneto su pietre laviche - Etna
San Vito lo Capo (Tp).

Scala dei Turchi - Porto Empedocle (Ag).

Anfora.


venerdì 28 giugno 2013

Pochi Filagn 1997 Lorenzo Accomasso - la Barbera che lotta contro il tempo!

Pochi Filagn in piemontese: pochi filari. Ed è un vero peccato, perché da questa poca Barbera, esce un vino monumentale, che non teme sfidare il tempo.


La versi nel calice, la ruoti, la guardi e sembra dirti: "sono viva". Il filo conduttore - mai esuberante - è una leggera nota ferrosa. Una Barbera in terra di Barolo da lode, con un ventaglio olfattivo meraviglioso: c'è la frutta dolce, la peculiare nota del muschio, il vegetale ed una superlativa vampata balsamica. C'è vita in evoluzione: tabacco, cuoio, tartufo e quel sentore, che ricorda il bianco del cocomero, che solo i grandi vini invecchiati, riescono ad esprimere. Un naso aristocratico. Un assaggio passionale, concreto, tra eleganza, equilibrio, ed ancora un vivo tannino. Acidità da un lato e la caratteristica parte dolce - tipica della Barbera - dall'altro. Piacevolissimo e lungamente balsamico.

Pochi Filagn 1997: un vino omogeneo.



Per un altro immancabile post su Pochi Filagn, vi rimando dall'amico (del bar) Luigi Fracchia qui.


Con questo, auguro a tutti i miei lettori una buona estate. Nelle prossime due settimane, sarò in Sicilia assieme alla mia compagna. Ma non starò esclusivamente con le gambe incrociate in spiaggia. Il viaggio sarà itinerante, le cose da vedere e scoprire saranno davvero tante. Food & Wine saranno il fulcro della  trasferta.  Ci rileggiamo a metà luglio quindi, con nuovi stimoli e tante esperienze da raccontare.

venerdì 14 giugno 2013

Domenica 16 giugno 2013 tutti a Brisighella dai Bioviticultori...

Finalmente è arrivata la bella stagione. Ed io mi ci vedo già, sulle colline rigogliose di Campiume, nei pressi di Brisighella, sdraiato all'ombra, la brezza che mi rinfresca ed un calice di vino dei BioVitiCultori.

Perché Vini da Terre, Terre da Vini è anche questo. Il potersi rilassare, immersi nell'ambiente in cui questo nettare viene prodotto. Per poterlo comprendere e goderselo con un approccio diverso, informale, meno tecnico e, probabilmente più festoso, rispetto alle canoniche degustazioni.


Le aziende che fanno parte dell'associazione Bioviticultori Andrea Bragagni, Fondo San Giuseppe, Paolo FrancesconiIl PratelloVigne dei Boschi Vigne di San Lorenzo - vi aspettano a Campiume per farvi assaggiare le loro etichette.

I vitigni coltivati, sono principalmente gli autoctoni della Romagna Sangiovese ed Albana. Si passa poi al Trebbiano, per finire con le antiche uve recuperate come il Centesimino, il Malbo Gentile, il Cor d'Usel, il Famoso ed il Pagadebit. Non mancano poi gli internazionali Cabernet Sauvignon, Pinot nero, Syrah, Riesling, MarsanneSauvignon e Chardonnay. Vini dalla spiccata personalità, che si distaccano nettamente da banali omologazioni. Insomma ce n'è per tutti i gusti.

Quindi se volete assaggiare qualcosa di nuovo, se siete amanti dei vini ottenuti con metodi biologici o biodinamici, se volete fare scorta di vino, o semplicemente volete rilassarvi a bordo piscina con gli amici o la famiglia, assaporando gli ottimi vini dei Bioviticultori, domenica 16 giugno, Campiume è il posto che fa per voi. E se vedete in lontananza un losco figuro sdraiato sotto l'albero. Quello sono io!

Di alcuni di loro - con il tempo vi racconterò di tutti - ho già scritto su queste pagine. Per chi vuole approfondire:



giovedì 6 giugno 2013

Estasi per Camillo Donati ed alla "terziarizzazione" del Lambrusco!




Produttore: Camillo Donati
Denominazione: Lambrusco dell'Emilia IGT
Vitigni: Lambrusco Maestri 100%
Annata: 2006
Tit. Alcolemico: 13 % vol.
Prezzo: < 9 
Url: www.camillodonati.it

Dunque: chi dice che il Lambrusco sia un vino che vada bevuto nell'anno, al massimo quello dopo, sbaglia di grosso. Oppure si riferisce a quei "lambruschini" ruffiani tutti Big Babol e spezie, costruiti a meraviglia. La prova l'abbiamo avuta pochi giorni fa a pranzo io, Vittorio, Daniele e Sara.

Innanzitutto ringrazio l'amico Andrea che gentilmente ci ha regalato questa bottiglia esclamando: «Vi lascio questa. Provatela, ma non so se è ancora buona. Fatemi sapere!» 

È trascorso poco, giusto il tempo di farla raffreddare il minimo indispensabile e: ALT - FERMI TUTTI! È quello che abbiamo esclamato portando al naso il bicchiere. Eravamo in estasi totale. La terziarizzazione si era impadronita della bottiglia. I profumi erano riconoscibili, ma completamente evoluti: la frutta, in confettura; le erbe e le spezie, in macerazione, persino qualcosa di etereo, profondo, ramificato. Poi, sentire distintamente il profumo della terra, della zolla di terra umida (sentore spesso assimilabile al Lambrusco) così delineato ed intenso, ci ha trasportati direttamente nell'orto a raccogliere spezie profumate. E non so per quale strano motivo mi sono poi immaginato a camminare in vigna con Camillo Donati mentre mi raccontava della sua terra e del suo lavoro, assaporando così intrinsecamente l'emozione. Baroleggiante - lo so, è un azzardo, non gridate allo scandalo - ma qualcuno l'ha esclamato. Infatti nella terziarizzazione alcune similitudini le abbiamo ritrovate: è innegabile. Poi, c'erano le bolle. Grandioso, non una riduzione, nemmeno il più piccolo difetto. Tanti profumi, tanta intensità, tanta voglia di raccontarsi ancora. Mineralità, equilibrio e simmetria tra il sorso ed i profumi, ravvivati da quel tocco di emiliana frizzantezza. Una sola parola: armonia.

Questi sì che sono assaggi inaspettati. Probabilmente è stata una delle più grandi emozioni che un Lambrusco mi abbia saputo dare fino ad ora.


Se volete saperne di più su Camillo e della mia visita in cantina, cliccate qui.
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