lunedì 7 gennaio 2013

Il Kurni - un vino da "estremismi"

  • Produttore: 
    Oasi degli Angeli
  • Denominazione: Marche Rosso I.G.T.
  • Vitigno: Montepulciano 100%
  • Annata: 2007
  • Tit. Alcolemico: 15%
  • Prezzo: 75 € - comprato in enoteca
  • Url: www.kurni.it
Devo dire che il Kurni lo conosco e lo bevo da tempo. Praticamente dagli albori della passione per il vino. Forse, la prima annata era la 2000, non ricordo, ma da subito entrò nei vertici delle mie preferenze. Da allora, i miei gusti si sono notevolmente evoluti ed affinati. Così, in questi ultimi anni, aprendone una bottiglia, timoroso, penso sempre: lo apprezzerò ancora? Resterà sempre tra i miei vini del cuore?

Che il Kurni sia un vino che divide gli appassionati è chiaro a tutti. Ok, ora metto giù quattro righe, mi schiero da una parte, ed il gioco è fatto. Post chiuso. Troppo facile, questo vino va spiegato, va capito, ma soprattutto va bevuto per essere compreso.

Facciamo un passo indietro: siamo nelle Marche, a Cupra Marittima (AP) a pochi chilometri dal mare, in una vallata, su terreni poveri, circondata e protetta da boschi, ad un'altitudine che arriva fino ai 300 m slm. Gli  ettari di Montepulciano allevati ad alberello sono circa dieci, ed hanno una densità di impianto che va dalle 15.000 alle - udite udite - 22.000 piante per ettaro, con bassissime rese. In vendemmia si raccolgono solo i grappoli perfettamente maturi, vigneto per vigneto, ed ogni singola micro-vendemmia viene vinificata separatamente  - nessun utilizzo di chimica in vigna - solo lieviti indigeni per la fermentazione. Le micro-vinificazioni avvengono sia in acciaio, che in tonneaux. Successivamente il vino viene immesso in barriques nuove per dieci mesi, ai quali seguono altrettanti mesi in altre barriques nuove. 200% di rovere novello, avete letto bene. La massa viene poi unita selezionando solo i migliori risultati, imbottigliata e dopo un breve riposo, commercializzata. Un'attenta e quasi maniacale ricerca della perfezione enologica, senza nessun intervento da parte della chimica.


Immagine presa da kurni.it
Ho da poco aperto questo 2007, (ora in commercio c'è il 2010) e le mie perplessità sono state fugate: il Kurni non solo continua a piacermi, ma secondo il mio parere, rientra anche tra i grandi vini d'Italia. No, non assomiglia a quel famoso Primitivo di Manduria, tanto meno ad un Amarone. E' unico perché assomiglia sempre e solo a se stesso. Non lo si deve confrontare con i più grandi nebbioli o sangiovesi - i miei attuali vitigni di riferimento per eleganza, longevità ed insuperabilità, che per certi versi, in vecchiaia si assomigliano - d'altro canto, è Montepulciano Kurni.

Nel calice è inchiostro blu che tinge, impenetrabile ed estremamente compatto. Ha intensità e complessità olfattive elevatissime, ai margini della scala. Ciliegia, mirto e marasca, il frutto dolce rosso e nero inonda letteralmente i recettori. Spezie, liquirizia, menta, sigaro dolce e brioche, sensazioni morbide ed avvolgenti. Il legno è avvertibile e presente, non v'è dubbio, ma perfettamente amalgamato con gli ingredienti che ne costruiscono l'ampio profilo olfattivo. Il sorso è concentrato, robusto e spinto sulle dolcezze, ma sorretto da un tannino fittissimo e piacevole che, aiutato dalla freschezza, rende il vino estremamente rotondo ed in armonia. Intensità e pienezza gustativa ai massimi vertici. 

Insomma il Kurni è un vino che consiglio vivamente di assaggiare - non giudicatelo alle manifestazioni (troppo giovane) o in batteria con altre mille etichette - prendetene una bottiglia, stappatela con calma e con le persone giuste, durante la cena o subito dopo, magari al posto di un Porto Vintage o di un Pedro Ximénez. Poi, non preoccupatevi se non finite la bottiglia - non è certo un vino dalla grande bevibilità - il giorno dopo, sarà ancora più buono.



P.s.
Due note negative: Primo, il prezzo in questi ultimi anni è notevolmente aumentato, sicuramente è colpa anche della crescente richiesta. Secondo: dall'annata 2006 in avanti la dolcezza è sempre più spinta verso l'alto. Non andrei oltre, ne risulterebbe un vino quasi abboccato e per certi versi pesante.

15 commenti:

  1. Un mio amico, quello a cui devo la mia passione del vino e del cibo, marchigiano, me lo fece assaggiare una decina di anni fa ma la bottiglia aveva dei problemi, per cui mi è rimasta la voglia di provarlo, anche se tutto quel legno nuovo, tutta la concentrazione e zuccherosità e il prezzo (veramente fuori da ogni logica) mi tengono lontano.
    Però devo ammettere che quando nacque diventò immediatamente un mito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Capisco bene. Anche io, in questi anni, ci penso due volte prima di spendere quei soldi. Sarei però curioso di sapere il tuo parere Luigi.
      La concentrazione zuccherina, come ho scritto in fondo al post, sembrerebbe aumentare con il passare delle vendemmie. Scelte enologiche a parte, bisogna che ci si renda conto, che in questi ultimi anni il clima stia realmente cambiando.
      Per dire: in alcuni assaggi di Barbacarlo, mi è capitato di ritrovarci il Kurni. Alcuni ricordi, intendiamoci.
      Grazie.

      Elimina
  2. Caro Ric, Kurni divide e per questo mi diverte sempre parlarne.
    Divide come pochi vini in Italia e chi lo "attacca" punta spesso il dito contro alcuni fattori: prezzo; consistenza eccessiva; residuo zuccherino.
    Sul prezzo (80/90 euro) si innescano diversi meccanismi (ergo, considerazioni): il mercato, ossia la semplice domanda/offerta; i costi vivi (e parlando con altri produttori suoi amici sono venute fuori cifre molto alte, tra doppie barrique nuove e lavori onerosissimi di reimpianto in vigna); e, preambolo mentale del mercato e dei costi vivi, il progetto di Casolanetti (grandioso bevitore e conoscitore della Francia meridionale) di porre Kurni sulla scia dei grandi del mondo e la serietà di tale progetto è testimoniato da una oramai discreta sfilza di annate. Relativamente a ciò, costa ancora una cifra "umana".
    (Naturalmente c'è chi sostiene che una bottiglia di vino non debba costare più di 20 euro e si incazza in automatico se si scavalla quella cifra.)
    Sulla consistenza mastodontica, sappiamo di vivere in un'epoca strana. Se dobbiamo seguire il venticello attuale, parrebbe che una densità quasi marmellatosa (e poche cose come Kurni raggiungono questi livelli di untuosità) sia un malus in assoluto, che la ricerca di maturità nell'uva sia una forzatura e un freno alla beva. A volte è così. A volte no. La parola chiave è, naturalmente, "equilibrio". E Kurni nelle annate giuste è un vino equilibrato. E, eresia, di beva. La 2004 e la 2005. E adesso la 2010, con un ingresso dolce ma non bruciante o smielato e una dinamica in bocca che ti porta all'amaro dei tannini e li fa amalgamare.
    Sul residuo zuccherino bisogna distinguere. 2006, 2007 e 2009 sono annate in cui la dolcezza c'è e si avverte e rischia di andare un po' in là, complica la bevuta. La 2008 è forse l'annata più nervosa, meno esplosiva, tende a mettere a nudo certi spigoli e a marcare molto il legno. La 2004 e 2005 chissenefrega, sono una bontà.
    Insomma, per me rimane un'esperienza gustativa, un progetto che non è solo speculativo/mentale ma radicato profondamente nella terra, nell'avere tra le mani delle uve fantastiche e nel tentativo di renderle il migliore dei vini possibili, senza compromessi. E che una tantum andrebbe assaggiato per capire dov'è l'asticella della consistenza e, spesso, del piacere.
    Ps: la prima annata ufficiale è stata la 1997, costava già abbastanza più degli altri e stranamente era un vino quasi di misura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eugenio, ovviamente mi trovo pienamente in accordo con te su tutto. Non ho voluto inoltrarmi troppo sul discorso dei costi di manodopera e di produzione, per non appesantire troppo il post, ma avrei scritto le stesse parole.
      Si, 2004 e 2005, per ora sono le più strepitose, meglio della blasonata vendemmia 2001. Ma diamo il tempo alle ultime uscite (2009 - 2010) di evolvere, poi tra 5 anni ne riparliamo. Personalmente, anche la 2006 ha lasciato tanti bei ricordi e questa 2007 viene subito dopo. Concordo, la 2008 forse la meno riuscita. Da menzionare anche il bevibilissimo 2002, forse più magro, ma sempre Kurni 100%.
      In ogni modo, alla prossima verticale organizzata da Diego dell'enoteca Le Lune non mancherò!

      Grazie per il prezioso contributo Eugenio.

      Elimina
  3. Scrivi sempre post interessanti e apprezzo come esponi il tuo punto di vista. In questo post però c'è una cosa che a me non piace e che esprimi qui: "Troppo facile, questo vino va spiegato, va capito, ma soprattutto va bevuto per essere compreso"
    IMHO se una cosa va spiegata (che sia opera d'arte, vino, cibo o altro) ha già fallito in partenza perché probabilmente non è in grado di parlare da se, di comunicare ciò che ha da dire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Roberto, ho scritto così, perché mi trovo spesso in disaccordo (amichevole, s'intende) con molti, per quanto riguarda il Kurni. Ho notato che viene giudicato frettolosamente, magari - come ho scritto nel post - ad un banco d'assaggio o ad una manifestazione. Questo un po' mi disturba. Non ci si deve approcciare a questa bevuta - ma come per questa, molte altre - con già la puzza sotto il naso. Non so se conosci il Kurni, ma ti assicuro che se lo senti, non mancherà certo di comunicazione, anzi, comunica forse anche troppo, come scrive nel commento Eugenio, bisogna assaggiarlo per capire dove possono arrivare i vertici della consistenza, ma anche dell'equilibrio, della beva e del piacere.
      Grazie per gli apprezzamenti e per il commento.

      Elimina
    2. Si da il caso che ci siano anche cose, soprattutto opere d'arte, che hanno bisogno di spiegazione.
      Dal basso della mia ignoranza, trovandomi davanti ai quadri di Picasso, per esempio, avrei bisogno di qualcuno che mi spieghi, per capirci qualcosa, ma dicono che sia stato un grande artista.
      Con gli impressionisti faccio meno fatica.
      Forse è la stessa cosa parlando di Kurni e di Tignanello.
      Ho reso l'idea ?

      Elimina
    3. Daniele, grazie per il contributo, che sposo e condivido. Da quello che scrivi, mi sembra di capire che il Kurni non l'hai ancora compreso, dico bene?

      A presto.

      Elimina
  4. Purtroppo non l'ho ancora assaggiato.
    Il commento era in risposta a Robji_M, ma non mi ha preso il "rispondi" giusto.
    Era per spiegare che ci sono vini che il signor chiunque non potrà mai capire.
    Del resto non è necessario, tanto non finiranno mai in GDO e ne viene prodotto talmente poco che si vende tutto lo stesso.
    Anche se non ho mai assaggiato il Kurni, penso di aver capito bene quello che volevi dire.
    Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si Daniele, avevo capito che era in risposta a Robji_M. Ti ho chiesto se l'avevi compreso perché lo paragonavi al Picasso, solo per quello.
      Magari se ne apre una assieme allora!
      A presto.

      Elimina
    2. Sarebbe un'ottima idea.
      Speriamo di trovare l'occasione.
      A presto.

      Elimina
  5. Ric,
    il Kurni l'ho bevuto svariate volte e di annate diverse e non solo in degustazioni ma anche a casa in tutta tranquillità, con pochi amici fidati.
    Penso sia un vino "esperenziale", ma che per il mio modo di bere non abbia nè capa nè coda, nonostante tenti un equilibrio grazie a quei tannini squamosi resta un vino marcatamente e squilibratamente spostato sulle morbidezze.
    Condivido che in alcune annate anche il Barbacarlo sia troppo spostato verso un percettibile residuo zuccherino ma in quel caso è l'annata che fa la differenza e non il manico o il progetto enologico.
    Se poi paragoni il Kurni ad un Pedro Ximenez allora come vino da meditazione magari a fine pasto o esso stesso come pasto della sera con un sigaro e della cioccolata fondente ha un senso, in tutti gli altri casi il senso non riesco a trovarlo perchè ha veramente poco di gastronomico salvo abbinarlo a un cinghiale crudo o con salse stile antica Roma!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Claudio, il Kurni a prescindere dei gusti personali, resta comunque una grande bevuta e una bella esperienza gustativa. L'ho scritto anche nel post: dal 2006 in avanti la sua morbidezza è in netto aumento, come in altri casi del resto, il clima sta cambiando e le vigne ne risentono e si comportano di conseguenza. Questo non per giustificarlo, vale per tutti, molti vini stanno cambiando.
      Beh, su qualcosa siamo d'accordo: per meditare è perfetto!
      Grazie per essere passato Claudio.

      Elimina
  6. ciao riccardo,
    invito un pò tutti, senza nulla togliere al KURNI, (che non ho ancora provato, ma solo per il suo costo) un bicchiere di ES di Gianfranco Fino primitivo di Manduria.
    Anche questo è da meditazione; ma bevuto assieme a 2 costolette di agnello murgiano sui carboni, è sublime..................
    ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Conosco bene l'ES di Gianfranco Fino. In comune con il Kurni, eventualmente, potrebbero avere soltanto la struttura. Se ti capita, provalo, poi mi racconti cosa ne pensi.
      Seguirò il tuo consiglio alla prossima occasione: Costolette di agnello e ES. Magari le provo anche con il Kurni!
      Grazie per il commento.

      Elimina

Lascia il tuo commento qui!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...