venerdì 28 giugno 2013

Pochi Filagn 1997 Lorenzo Accomasso - la Barbera che lotta contro il tempo!

Pochi Filagn in piemontese: pochi filari. Ed è un vero peccato, perché da questa poca Barbera, esce un vino monumentale, che non teme sfidare il tempo.


La versi nel calice, la ruoti, la guardi e sembra dirti: "sono viva". Il filo conduttore - mai esuberante - è una leggera nota ferrosa. Una Barbera in terra di Barolo da lode, con un ventaglio olfattivo meraviglioso: c'è la frutta dolce, la peculiare nota del muschio, il vegetale ed una superlativa vampata balsamica. C'è vita in evoluzione: tabacco, cuoio, tartufo e quel sentore, che ricorda il bianco del cocomero, che solo i grandi vini invecchiati, riescono ad esprimere. Un naso aristocratico. Un assaggio passionale, concreto, tra eleganza, equilibrio, ed ancora un vivo tannino. Acidità da un lato e la caratteristica parte dolce - tipica della Barbera - dall'altro. Piacevolissimo e lungamente balsamico.

Pochi Filagn 1997: un vino omogeneo.



Per un altro immancabile post su Pochi Filagn, vi rimando dall'amico (del bar) Luigi Fracchia qui.


Con questo, auguro a tutti i miei lettori una buona estate. Nelle prossime due settimane, sarò in Sicilia assieme alla mia compagna. Ma non starò esclusivamente con le gambe incrociate in spiaggia. Il viaggio sarà itinerante, le cose da vedere e scoprire saranno davvero tante. Food & Wine saranno il fulcro della  trasferta.  Ci rileggiamo a metà luglio quindi, con nuovi stimoli e tante esperienze da raccontare.

venerdì 14 giugno 2013

Domenica 16 giugno 2013 tutti a Brisighella dai Bioviticultori...

Finalmente è arrivata la bella stagione. Ed io mi ci vedo già, sulle colline rigogliose di Campiume, nei pressi di Brisighella, sdraiato all'ombra, la brezza che mi rinfresca ed un calice di vino dei BioVitiCultori.

Perché Vini da Terre, Terre da Vini è anche questo. Il potersi rilassare, immersi nell'ambiente in cui questo nettare viene prodotto. Per poterlo comprendere e goderselo con un approccio diverso, informale, meno tecnico e, probabilmente più festoso, rispetto alle canoniche degustazioni.


Le aziende che fanno parte dell'associazione Bioviticultori Andrea Bragagni, Fondo San Giuseppe, Paolo FrancesconiIl PratelloVigne dei Boschi Vigne di San Lorenzo - vi aspettano a Campiume per farvi assaggiare le loro etichette.

I vitigni coltivati, sono principalmente gli autoctoni della Romagna Sangiovese ed Albana. Si passa poi al Trebbiano, per finire con le antiche uve recuperate come il Centesimino, il Malbo Gentile, il Cor d'Usel, il Famoso ed il Pagadebit. Non mancano poi gli internazionali Cabernet Sauvignon, Pinot nero, Syrah, Riesling, MarsanneSauvignon e Chardonnay. Vini dalla spiccata personalità, che si distaccano nettamente da banali omologazioni. Insomma ce n'è per tutti i gusti.

Quindi se volete assaggiare qualcosa di nuovo, se siete amanti dei vini ottenuti con metodi biologici o biodinamici, se volete fare scorta di vino, o semplicemente volete rilassarvi a bordo piscina con gli amici o la famiglia, assaporando gli ottimi vini dei Bioviticultori, domenica 16 giugno, Campiume è il posto che fa per voi. E se vedete in lontananza un losco figuro sdraiato sotto l'albero. Quello sono io!

Di alcuni di loro - con il tempo vi racconterò di tutti - ho già scritto su queste pagine. Per chi vuole approfondire:



giovedì 6 giugno 2013

Estasi per Camillo Donati ed alla "terziarizzazione" del Lambrusco!




Produttore: Camillo Donati
Denominazione: Lambrusco dell'Emilia IGT
Vitigni: Lambrusco Maestri 100%
Annata: 2006
Tit. Alcolemico: 13 % vol.
Prezzo: < 9 
Url: www.camillodonati.it

Dunque: chi dice che il Lambrusco sia un vino che vada bevuto nell'anno, al massimo quello dopo, sbaglia di grosso. Oppure si riferisce a quei "lambruschini" ruffiani tutti Big Babol e spezie, costruiti a meraviglia. La prova l'abbiamo avuta pochi giorni fa a pranzo io, Vittorio, Daniele e Sara.

Innanzitutto ringrazio l'amico Andrea che gentilmente ci ha regalato questa bottiglia esclamando: «Vi lascio questa. Provatela, ma non so se è ancora buona. Fatemi sapere!» 

È trascorso poco, giusto il tempo di farla raffreddare il minimo indispensabile e: ALT - FERMI TUTTI! È quello che abbiamo esclamato portando al naso il bicchiere. Eravamo in estasi totale. La terziarizzazione si era impadronita della bottiglia. I profumi erano riconoscibili, ma completamente evoluti: la frutta, in confettura; le erbe e le spezie, in macerazione, persino qualcosa di etereo, profondo, ramificato. Poi, sentire distintamente il profumo della terra, della zolla di terra umida (sentore spesso assimilabile al Lambrusco) così delineato ed intenso, ci ha trasportati direttamente nell'orto a raccogliere spezie profumate. E non so per quale strano motivo mi sono poi immaginato a camminare in vigna con Camillo Donati mentre mi raccontava della sua terra e del suo lavoro, assaporando così intrinsecamente l'emozione. Baroleggiante - lo so, è un azzardo, non gridate allo scandalo - ma qualcuno l'ha esclamato. Infatti nella terziarizzazione alcune similitudini le abbiamo ritrovate: è innegabile. Poi, c'erano le bolle. Grandioso, non una riduzione, nemmeno il più piccolo difetto. Tanti profumi, tanta intensità, tanta voglia di raccontarsi ancora. Mineralità, equilibrio e simmetria tra il sorso ed i profumi, ravvivati da quel tocco di emiliana frizzantezza. Una sola parola: armonia.

Questi sì che sono assaggi inaspettati. Probabilmente è stata una delle più grandi emozioni che un Lambrusco mi abbia saputo dare fino ad ora.


Se volete saperne di più su Camillo e della mia visita in cantina, cliccate qui.
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