Denominazione: Emilia rosso IGT
Vitigni: barbera 60% bonarda 40%
Annata: 2012
Tit. Alcolemico: 13 % vol.
Caratteristiche: fermentazione spontanea ed affinamento in acciaio.
Prezzo: 7/9 €
Url: www.lastoppa.it
I cosiddetti vini da uvaggio o da taglio (che non sono la medesima cosa), in genere non li ho mai snobbati. Anche se, ad essere sinceri, il nebbiolo, il pinot nero ed alcuni a bacca bianca in assemblaggio, proprio non li digerisco. Tra l'altro, non ne hanno neppure il bisogno.
L'unione di uno o più mosti/vini permette di ammorbidire le asperità di alcuni di essi, di apportare struttura laddove manca, oppure colore, acidità o tannino. Di aggiustare una vendemmia sfortunata per un vitigno o per l'altro. Inoltre, in molte regioni italiane è anche una questione di tradizione. Insomma, i vini ottenuti da un mix di uve/mosti/vini, soprattutto nei cosiddetti "vitigni minori" (termine che detesto), in alcuni casi riescono a raggiungere equilibri e complessità davvero notevoli.
Un argomento complesso, che meriterebbe ulteriore approfondimento.
Molti disciplinari anche per le suddette motivazioni, permettono l'aggiunta del 5-15% di altre uve, anche con la menzione del vitigno in etichetta. Un esempio lampante è la Barbera del Monferrato superiore docg, dove l'85% minimo deve essere barbera e per il restante 15% può essere freisa e/o grignolino e/o dolcetto. Probabilmente in passato era uno dei metodi per "aggiustare" il vino, senza doverlo forzare enologicamente, come è successo in questi ultimi anni, in cui la tendenza - o la moda - è spesso indirizzata a vinificare il singolo vitigno, cercando di addomesticare anche i più duri tra questi. Poi, ci sono quelli che aggiungono per internazionalizzare anche laddove è vietato, come nel caso di "brunellopoli", ma questa è una vecchia storia ormai conosciuta da tutti.
L'unione di uno o più mosti/vini permette di ammorbidire le asperità di alcuni di essi, di apportare struttura laddove manca, oppure colore, acidità o tannino. Di aggiustare una vendemmia sfortunata per un vitigno o per l'altro. Inoltre, in molte regioni italiane è anche una questione di tradizione. Insomma, i vini ottenuti da un mix di uve/mosti/vini, soprattutto nei cosiddetti "vitigni minori" (termine che detesto), in alcuni casi riescono a raggiungere equilibri e complessità davvero notevoli.
Un argomento complesso, che meriterebbe ulteriore approfondimento.
Molti disciplinari anche per le suddette motivazioni, permettono l'aggiunta del 5-15% di altre uve, anche con la menzione del vitigno in etichetta. Un esempio lampante è la Barbera del Monferrato superiore docg, dove l'85% minimo deve essere barbera e per il restante 15% può essere freisa e/o grignolino e/o dolcetto. Probabilmente in passato era uno dei metodi per "aggiustare" il vino, senza doverlo forzare enologicamente, come è successo in questi ultimi anni, in cui la tendenza - o la moda - è spesso indirizzata a vinificare il singolo vitigno, cercando di addomesticare anche i più duri tra questi. Poi, ci sono quelli che aggiungono per internazionalizzare anche laddove è vietato, come nel caso di "brunellopoli", ma questa è una vecchia storia ormai conosciuta da tutti.
Il Trebbiolo 2012 de La Stoppa rappresenta un matrimonio perfetto, in cui le austerità della barbera - in genere acidità, tannino ed alcool - vengono smussate dalle rotondità e dai profili più esili della bonarda, apportando un immediato equilibrio, soprattutto nei vini di pronta beva.
Infatti nel calice è semplicemente godurioso. Un tuttotondo dove le peculiarità della barbera e della bonarda sono godibili nella loro più semplice e primordiale unione. Naso tendenzialmente dolciastro, basato sulla frutta rossa fresca, sulle spezie dolci, con qualche fiorellino ed un ricordo di pasticceria. Dal sorso snello, goloso e gustoso, tra acidità, tannino lieve, ed ancora quella dolcezza esaltata dall'unione dei vitigni, con un finale tutto frutta e polpa.
Un ottimo vino quotidiano, che resta saldo alla tradizione del suo territorio, che chiede solo di essere buono da bere, senza nessun tipo di artificio.
Un ottimo vino quotidiano, che resta saldo alla tradizione del suo territorio, che chiede solo di essere buono da bere, senza nessun tipo di artificio.
♥♥♥♡♡