venerdì 21 marzo 2014

Trebbiolo rosso, La Stoppa: una questione di equilibrio.

Produttore: La Stoppa
Denominazione: Emilia rosso IGT
Vitigni: barbera 60% bonarda 40%
Annata: 2012
Tit. Alcolemico: 13 % vol.
Caratteristiche: fermentazione spontanea ed affinamento in acciaio.
Prezzo: 7/9 
Url: www.lastoppa.it

I cosiddetti vini da uvaggio o da taglio (che non sono la medesima cosa), in genere non li ho mai snobbati. Anche se, ad essere sinceri, il nebbiolo, il pinot nero ed alcuni a bacca bianca in assemblaggio, proprio non li digerisco. Tra l'altro, non ne hanno neppure il bisogno.

L'unione di uno o più mosti/vini permette di ammorbidire le asperità di alcuni di essi, di apportare struttura laddove manca, oppure colore, acidità o tannino. Di aggiustare una vendemmia sfortunata per un vitigno o per l'altro. Inoltre, in molte regioni italiane è anche una questione di tradizione. Insomma, i vini ottenuti da un mix di uve/mosti/vini, soprattutto nei cosiddetti "vitigni minori" (termine che detesto), in alcuni casi riescono a raggiungere equilibri e complessità davvero notevoli.

Un argomento complesso, che meriterebbe ulteriore approfondimento.

Molti disciplinari anche per le suddette motivazioni, permettono l'aggiunta del 5-15% di altre uve, anche con la menzione del vitigno in etichetta. Un esempio lampante è la Barbera del Monferrato superiore docg, dove l'85% minimo deve essere barbera e per il restante 15% può essere freisa e/o grignolino e/o dolcetto. Probabilmente in passato era uno dei metodi per "aggiustare" il vino, senza doverlo forzare enologicamente, come è successo in questi ultimi anni, in cui la tendenza - o la moda - è spesso indirizzata a vinificare il singolo vitigno, cercando di addomesticare anche i più duri tra questi. Poi, ci sono quelli che aggiungono per internazionalizzare anche laddove è vietato, come nel caso di "brunellopoli", ma questa è una vecchia storia ormai conosciuta da tutti.

Il Trebbiolo 2012 de La Stoppa rappresenta un matrimonio perfetto, in cui le austerità della barbera - in genere acidità, tannino ed alcool - vengono smussate dalle rotondità e dai profili più esili della bonarda, apportando un immediato equilibrio, soprattutto nei vini di pronta beva.

Infatti nel calice è semplicemente godurioso. Un tuttotondo dove le peculiarità della barbera e della bonarda sono godibili nella loro più semplice e primordiale unione. Naso tendenzialmente dolciastro, basato sulla frutta rossa fresca, sulle spezie dolci, con qualche fiorellino ed un ricordo di pasticceria. Dal sorso snello, goloso e gustoso, tra acidità, tannino lieve, ed ancora quella dolcezza esaltata dall'unione dei vitigni, con un finale tutto frutta e polpa.

Un ottimo vino quotidiano, che resta saldo alla tradizione del suo territorio, che chiede solo di essere buono da bere, senza nessun tipo di artificio.

martedì 11 marzo 2014

Il merlot Vigna Ghilotto di Elvira, per la serie "Il vino che non ti aspetti"



Produttore: Elvira Vini
Denominazione: Veneto IGT
Vitigni: merlot in purezza
Annata: 2010
Tit. Alcolemico: 14 % vol.
Caratteristiche: da viticoltura biologica certificata. Vinificazione spontanea in acciaio ed affinato in legno. Non filtrato, non trattato chimicamente, senza solfiti aggiunti.
Prezzo: un regalo, ma suppongo non superi i 12 euro.
Url: www.elvirabio.it


Era da tempo che guardavo questo Merlot del Veneto archiviato in cantina. Probabilmente un regalo di un paio di Natali fa. Era lì perché non riuscivo a collocare la sua apertura. Con alcune bottiglie, mi capita.

Così l'altra sera, mentre armeggiavo per la cena, finalmente deciso, lo prelevo e lo apro. Lo verso nel calice, appoggiando il bicchiere senza annusare e riprendo le cose di cucina: scendo, prendo l'acqua, apparecchio, metto il pane in tavola, il Parmigiano Reggiano e, chiacchierando con Lei, finalmente porto il calice alla bocca.

«Noo» - esclamo sorpreso - «vieni a sentire questo vino: spacca!»
«Ma cos'è?» - chiede lei«è buonissimo!»
Io: «Pensa: è un merlot veneto dei colli Berici, l'avresti mai detto?»
Lei: «Dov'è il mio bicchiere...»

Di color rubino cupo, da subito il profumo risalta la nota varietale - mai scontata - del vitigno, ed un qualcosa riconducibile alla terra. Segue la frutta matura, candita e la buccia degli agrumi rossi e del cedro. Cioccolato, caffé, spezie dolci, liquirizia, tabacco e confetti. Leggermente mentolato, che ricorda la corteccia e la resina. Un naso definito, per niente semplice, dinamico e dal discreto ventaglio olfattivo.

Il sorso è perfettamente rotondo ed avvolgente, gustoso e succoso. C'è una parte tattile dolce, che ammorbidisce gli spigoli acidi e tannici. Snello, appagante e salino. Il vino scende facile e, quasi in autonomia, ti fa sentire il bisogno di berne un altro sorso, lasciandoti in bocca quel ricordo di cioccolato, di frutta e di agrume disidratato, coerentemente con il naso.

Anche se non è il vino simbolo o il merlot definitivo, lo premio per chiarezza, autenticità e beva, con la quasi eccellenza.




Volete sapere com'è finita?

Lei: «Mi passeresti il bicchiere?»
Io: «Mi spiace, abbiamo appena finito la bottiglia»
Lei: «Ne abbiamo ancora in cantina, vero?»
Io: «Era l'unica che avevamo.»
Lei: «Noooo!»

La bottiglia è finita dopo cena sul divano, godendoci un film e la quiete di una qualsiasi serata di inizio 2014.
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